Una raccolta firme contro le trivelle nel mar Jonio

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Dopo la catena umana sulla spiaggia di Policoro, la mobilitazione contro la trivellazione del mar Jonio e del territorio lucano continua.

Su iniziativa del sindaco No Triv di Amendolara Antonello Ciminelli e grazie al prezioso contributo dei titolari del Lido al Veliero di Policoro è partita nella giornata di martedì una raccolta firme contro le estrazioni petrolifere in mare e contro ogni violenza ambientale sulla terra.

A darne notizia, in un comunicato, l’associazione No Scorie Trisaia.

“Duecento firme raccolte in neanche un’ora – si legge nella nota – con una fila di persone che si sono precipitate a firmare.

Tra queste anche un cittadino francese con moglie italiana che vive in Francia e che ha voluto lasciare il proprio contributo.

Sette compagnie petrolifere non potranno mai decidere il futuro di milioni di meridionali, delle loro economie e di una storia millenaria che dopo la Magna Grecia è stata la culla della civiltà moderna.

La regione Basilicata, i silenti partiti politici del silenzio assenso, e i parlamentari lucani di governo la smettano di prendere in giro i lucani sui benefici del memorandum sul petrolio siglato oltre un anno fa tra Regione e Governo dopo l’indecente figura che hanno rimediato con la card carburanti.

Nessuna strada, ferrovia, treno (che in realtà ci hanno tolto da parecchio, isolandoci) o infrastruttura potrà mai essere frutto dei benefici del petrolio.

I parlamentari Latronico e Viceconte dimenticano che siamo ancora nello stato italiano e anche noi lucani paghiamo le tasse come i veneti per avere infrastrutture e servizi.

Diversamente dobbiamo pensare che la Basilicata sia una colonia delle multinazionali del petrolio, se è cosi, allora non dobbiamo

pagare alcuna tassa per infrastrutture allo stato italiano.

Come popolo civile e in una democrazia che si rispetti noi lucani invece vogliamo pagare le tasse per avere infrastrutture e servizi che ci spettano, ma non vogliamo assolutamente che nessuno speculi e distrugga il nostro territorio e il nostro mare per puri interessi privati legati allo sfruttamento minerario del sottosuolo”.

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