“Messa in sicurezza e difesa del territorio, le opere di cui abbiamo bisogno”

maltempo danni

“Nel breve spazio di due anni e mezzo una delle aree più produttive a attrattive della nostra regione, il Metapontino, ha subito due rovinose alluvioni che hanno causato danni economici stimabili in milioni di euro e danni umani non quantificabili.

Oltre alla distruzione di colture e stabilimenti produttivi sia agricoli che zootecnici, e danni alle infrastrutture stradali, si è dovuta  registrare la drammatica perdita di vite umane”.

A dichiararlo, in una nota, il responsabile Ambiente dei Giovani Democratici lucani, Mariano Mele.

“Da anni – prosegue Mele –  si è presa consapevolezza anche in ampie fasce della popolazione, della fragilità e precarietà idrogeologica del nostro territorio, esposto a precipitazioni sempre meno frequenti ma di notevole intensità, da attribuire anche queste a miopi scelte ecologiche e ambientali, che mettono a dura prova la stabilità dell’ecosistema e degli insediamenti umani, sia abitativi che produttivi.

Il rapporto distorto con il nostro suolo e le nostre risorse idrogeologiche si protrae da tempo, ma negli ultimi lustri alcune scelte politiche sbagliate e miopi, alcuni usi non corretti del suolo da parte anche di singoli cittadini, e pratiche civilmente inaccettabili come i condoni edilizi, hanno sensibilmente aggravato la situazione.

Crediamo che la messa in sicurezza del nostro territorio, nazionale e regionale, sia la vera grande opera di cui questo Paese necessita.

Bisogna potenziare o attivare, dove ancora non sono a regime come in Basilicata e altre cinque regioni, i centri funzionali decentrati delle regioni per l’allerta e la gestione delle alluvioni, che la legge designa come i pilastri nella gestione e prevenzione delle emergenze, il  loro pieno ed efficiente funzionamento in tutta Italia non è più procrastinabile.

Bisogna ricostruire quella rete naturale e produttiva fatta di vegetazione, agricoltura periferica, pastorizia e cura del territorio agreste che è la vera assicurazione sulla tenuta del suolo in caso di violente precipitazioni. E’ necessario destinare cospicue e mirate risorse economiche per gli interventi di manutenzione e risistemazione del territorio andando in deroga al patto di stabilità, trattandosi di misure urgenti e necessarie.

Si deve pensare a traiettorie di sviluppo che non considerino le nostre città come luoghi da impermeabilizzare con colate di cemento, ma posti a misura d’uomo che si integrino con le peculiarità naturali del territorio.

E’ di vitale importanza stabilire competenza precise e puntuali su questi temi, senza perdersi negli eterni rimpalli di giurisdizione e di responsabilità tra gli enti, serve altresì ricostituire un fondo nazionale per le emergenze, poiché è alla base della civiltà e del rispetto della cittadinanza che i fondi per gli aiuti e la ricostruzione siano disponibili per tutte le aree del Paese senza ritardi né temporali né quantitativi.

In questi giorni segnati dal lutto per le vittime dell’alluvione sarda, ricorre per noi lucani il decimo anniversario della protesta collettiva e civile contro la sciagurata ipotesi dell’allora governo Berlusconi, di fare di Scanzano e della nostra terra la pattumiera nucleare d’Italia.

Per quindici lunghi giorni un popolo fiero e pacifico ha dimostrato la sua caparbietà con blocchi stradali e manifestazioni memorabili. C’era in quella gente, c’era in noi l’ambizione che rende un uomo un cittadino, ovvero la voglia di essere protagonista nelle scelte per il futuro della sua terra, del suo lavoro e della sua famiglia.

In quella protesta riscoprimmo la nostra identità, la nostra coesione umana e popolare, la coscienza dei nostri diritti, e imparammo la lezione dei nostri nonni che occuparono le terre dei latifondisti anche a prezzo della loro vita.

La Lucania ha bisogno di una nuova coesione, di un nuovo patto popolare, che passa innanzitutto dalla difesa e dallo sfruttamento corretto e sano del nostro territorio.

E’ una necessità che non possiamo delegare, i cui protagonisti dobbiamo essere noi, coniugando la nostra individualità in un collettivo di intenti e valori.

Così come dieci anni fa a Scanzano”.

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