“Intervenire al più presto per eliminare i rifiuti portati in spiaggia durante le ultime ondate di maltempo”

immagine_rifiuti a mare

“Rifiuti a mare ci risiamo e non si tratta delle classiche bottiglie, carte o cicche che i più distratti e meno sensibili abbandonano sulla spiaggia dopo una giornata al mare.

La situazione che abbiamo trovato a Marina di Pisticci – località San Basilio nel corso di un sopralluogo, ci ricorda tanto quello che già accadde circa due anni fa e il tragico epilogo della vicenda già ripreso dalla stampa negli ultimi giorni”.

A scriverlo, in una nota stampa, è lo staff di Legambiente Pisticci.

“Ci troviamo in piena Area Sic Costa Ionica Foce Cavone – prosegue il comunicato – area che conserva intatti gli elementi naturalistici e paesaggistici tipici di un’area protetta: dune e specie protette, habitat ideale per uccelli migratori.

L’area, da tempo attenzionata da Legambiente nell’ambito del progetto “Volontari naturalmente in rete 2” e dalle Sentinelle della Biodiversità, è negli ultimi mesi diventata laboratorio a cielo aperto, luogo di educazione ambientale e monitoraggio della biodiversità. Molti studenti delle scuole primarie del territorio si sono qui recati in esplorazione accompagnati da guide ed esperti naturalisti, per monitorare, conoscere ed osservare le specie presenti.

Come già accadde nel 2013, a seguito di eventi piovosi al di sopra della norma, il fiume Cavone, in piena, ha portato con sé fino alla foce qualunque cosa ha incontrato e depositato con l’aiuto delle correnti lungo un notevole tratto di spiaggia.

Nel corso del sopralluogo dello scorso 21 Marzo abbiamo potuto rilevare (con strumentazione gps) l’estensione dell’area interessata dal fenomeno di accumulo di rifiuti (anche pericolosi) misti a vegetazione ed effettuato quindi una prima rielaborazione dei dati.

Quello che viene fuori è una zonizzazione del fenomeno in tre livelli di criticità: una area rossa (caratterizzata dal maggiore quantitativo di rifiuti presenti) estesa per 6.500 mq, una arancione ed una gialla caratterizzate da un quantitativo di rifiuti misti a vegetazione progressivamente minore e di estensione ridotta. Su queste ultime sono attive delle concessioni per gli stabilimenti balneari che già hanno avviato attività di pulizia dell’arenile.

La zona Rossa è, fra le altre, quella che mantiene intatti i caratteri naturalistici e paesaggistici tipici dell’area protetta ed è quella sulla quale al momento non sono attive concessioni a privati che la gestiscano o a cui ne sia affidata la manutenzione. L’area, inoltre, nei mesi estivi è destinata a spiaggia libera dove i bagnanti si stendono al sole, fanno passeggiate e ovviamente il bagno.

Allo stato di fatto la situazione si presenta pertanto allarmante e la stessa esperienza degli eventi trascorsi insegna che la situazione potrebbe degenerare (mareggiate o incendi).

E’ importante che nel breve termine si mettano in campo azioni di prevenzione di un danno tanto ecologico quanto di immagine per l’area, habitat protetto e meta turistica affollatissima nel periodo estivo.

Alla luce di quanto riscontrato nella zona in particolare chiediamo: agli enti competenti di attuare provvedimenti per gestire l’emergenza; ai soggetti gestori di effettuare le operazioni di pulizia nel rispetto dell’ambiente circostante garantendo la conservazione degli habitat presenti; agli Organi deputati al controllo, di verificare che le operazioni di pulizia dell’arenile e di sgombero dei rifiuti presenti (in alcuni casi pericolosi) siano effettuate nel totale rispetto delle norme e che il ciclo dei rifiuti sia chiuso senza anomalie.

La frequenza e l’intensità di tali eventi e gli effetti negativi in alcuni casi devastanti, impone che siano messe in campo azioni di prevenzione e mitigazione frutto di una analisi dello stato di fatto e della sinergia fra i vari soggetti che a diverso titolo hanno competenza sui luoghi. Parliamo dei fiumi, sistemi assai complessi, e delle tante criticità connesse all’uso dei suoli e alla manutenzione a cui si sommano quelle generate da eventi climatici critici che il territorio sembra non essere più in grado di “assorbire”.

Nel medio-lungo termine occorrerebbe inoltre che: gli interventi di manutenzione e sistemazione delle aree di afferenza dei fiumi siano eseguiti in maniera organica e risultino definitivi facendo parte di un programma complesso di interventi; tutti gli attori principali si impegnino alla stipula e all’attuazione di strumenti come i “Contratti di Fiume” indispensabili per una gestione sostenibile e partecipata delle aree, nell’ottica della prevenzione e mitigazione dei rischi idrogeologici connessi anche ai cambiamenti climatici.

Ci auguriamo che questi non restino argomenti dei quali si parla solo al verificarsi di particolari criticità e che finalmente si prendano impegni seri frutto di programmazione e sinergia”.

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