Il consiglio regionale boccia la proposta sulla riduzione compensi


Non passa con 23 voti contrari e un astenuto la proposta di legge di iniziativa popolare, sottoscritta da circa quattromila cittadini lucani, sulle “modifiche alla legge regionale n. 38 del 29 ottobre 2002 – Testo unico in materia di indennità di carica, di funzione, di rimborso spese, di fine mandato e di assegno vitalizio spettanti ai consiglieri regionali”.
La proposta puntava alla riduzione del 50 per cento dei compensi dei consiglieri regionali, all’eliminazione del vitalizio, dell’indennità di fine mandato e dei rimborsi forfettari ed è stata respinta.
A votare contro il Pd, il Pdl, Idv, Mpa, Ial, Pu e Api mentre si è astenuto il consigliere Romaniello della Sel.
Ancora una volta, permetteteci di dirlo, la politica è andata contro la volontà del popolo.
Quattromila lucani avevano chiesto un abbattimento dei costi della politica che considerati i tempi era più che necessario ma “Pur esprimendo “rispetto” e “apprezzamento” – dichiara il Consiglio regionale – per il senso civico mostrato dai promotori dell’iniziativa e dai cittadini che hanno sottoscritto la proposta di legge di iniziativa popolare, i rappresentanti dei gruppi consiliari (Braia del Pd, Venezia del Pdl, Autilio dell’Idv, Falotico di Mpa) con motivazioni diverse si sono espressi contro la proposta di legge, rilevando che il Consiglio regionale della Basilicata ha già affrontato prima di altre istituzioni il problema dei costi della politica, riducendo le indennità, abolendo i vitalizi e riducendo le spese di funzionamento dell’ente”.
Peccato che i vitalizi di cui parlano saranno aboliti solo durante la prossima legislatura e peccato per l’occasione mancata di dimostrare qualcosa di concreto agli elettori.
Ma non dobbiamo dimenticarci purtroppo che siamo in Italia dove i referendum contro la casta non sono pubblicizzati e dove la popolazione subisce passivamente le innumerevoli ingiustizie perpetrate davanti ai propri occhi.
Ma il consiglio regionale ci tiene comunque a precisare che “altre scelte per un’ulteriore razionalizzazione dei costi sostenuti dalle istituzioni, potranno essere adottate, anche riprendendo alcune proposte presenti nella proposta di legge di iniziativa popolare, possibilmente in maniera coordinata con le altre Assemblee legislative regionali, in sede di definizione del nuovo Statuto della Regione”.
Ai posteri l’ardua sentenza, è proprio il caso di dirlo.

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