Coronavirus: “Su unità speciali vorremmo chiarimenti e certezze”

Ospedale3 tinchi

“Se da una parte, (pur con alcune incertezze da superare) vediamo di buon occhio le iniziative delle squadre speciali Covid sul territorio, dall’altra, per gli ospedali territoriali la situazione non è per niente confortante. Il rischio di ritorno dei contagi è ancora alto, prima Tricarico e poi Policoro con esiti dei tamponi che arrivano dopo qualche giorno. Ad oggi, sembrerebbe che ancora nessuno tra gli operatori di Tinchi sia stato preso in considerazione. Nell’attesa, non vorremmo che si verifichi ancora un nuovo caso focolaio all’interno delle nostre strutture”.

Lo scrive in un comunicato Giuseppe Cisterna del Comitato in Difesa dell’ospedale di Tinchi.

“In Puglia, notizia di qualche giorno fa – prosegue Cisterna – il governatore pugliese fa arrivare un aereo gigantesco con 50 tonnellate di materiale sanitario dalla Cina, stanziando con le proprie risorse circa 32milioni di euro che faranno lavorare sia medici di famiglia che operatori sanitari. Ed è solo il primo di 3-4 carichi che viene soddisfatto per almeno un paio di mesi. E allora, perché non imitare alcuni aspetti del modello pugliese o cinese che cambierebbe le carte nella rincorsa allo tsunami di polmoniti? anziché continuare a soffrire per un test, e a non aprire letti in ogni interstizio d’ospedale in cui si possa attaccare l’ossigeno come hanno fatto le regioni del centro nord?

Sulle tante criticità da affrontare, per non parlare solo dei DPI, si regista anche una carenza di mascherine certificate presso la Dialisi di Tinchi, fornite dalla Asm in quantità molto ridotta rispetto al giusto utilizzo. Per tutto il reparto ci vorrebbero almeno 1500 mascherine chirurgiche per proteggere sia pazienti che operatori. E poi come non dimenticare il servizio ADI così come tutto il personale dedicato che si reca a domicilio per curare i non autosufficienti. Questi ultimi come andrebbero tutelati?

Sulle cosiddette unità speciali Covid, composta da 3-4 medici e un infermiere ci sarebbero già alcune incertezze da chiarire. Dalle informazioni in nostro possesso, pare che a Tinchi non ci sia ancora la figura infermieristica di cui l’unità si avvale per seguire tutti i pazienti in isolamento domiciliare. Ci chiediamo: Con quale personale infermieristico avverrà il monitoraggio? E con quali strumenti? In merito alla valutazione di una polmonite da Covid precoce, abbiamo appreso da medici che ci sono dei segni che gli operatori sanitari dovrebbero saper riconoscere ma poi, sentiamo che un altro esame importante è l’ecografia polmonare mobile; che va fatto dal medico specialista, o la radiografia del torace; anche questo eseguito con un apparecchio che può essere portato a domicilio, il più delle volte, da un tecnico di radiologia (altra figura importante) fornendo già da subito un quadro tipico da Covid così senza procedere necessariamente al ricovero per ulteriori approfondimenti. Ci chiediamo: Le unità speciali sono dotati di almeno di due apparecchiature? E poi ancora: Con quale formazione? Vorremmo sapere quali siano i percorsi operativi di cura messi a disposizione per rafforzare il territorio e per evitare la progressione di malattia che renda necessario il ricovero nelle terapie intensive con esiti nelle maggior parti dei casi negativi.

In termini di mortalità i numeri sono ancora impressionanti. Apprendiamo con piacere la disposizione di quattro a otto posti letto di terapia intensiva all’ospedale di Policoro che accoglieranno pazienti non infetti di Matera e Potenza, ma ancora non basta. Necessario sarebbe eseguire non solo i test rapidi e ripeterli periodicamente ma, anche visite di controllo a tutti coloro che operano nelle strutture Ospedaliere, così come riaprire subito Tinchi a seguito della circolare ministeriale dove si chiede di individuare i centri Non Covid senza andare alla ricerca di campi o altre strutture impegnate dove allocare la terapia sud-intensiva e intensiva respiratoria. E che già da subito si potrebbero utilizzare altri locali della medesima struttura per ospitare i pazienti contagiati dell’ospedale di Tricarico, questo visto che ancora oggi nessuno del governo regionale sa dirci che uso se ne farà un giorno”.

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