Rilievi fuori norma alla foce del Cavone e del torrente Toccacielo, i dati di Goletta Verde

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Dei cinque punti monitorati sulla costa della Basilicata, due risultano oltre i limiti di legge, di cui uno giudicato “inquinato” e l’altro “fortemente inquinato”. Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva in mare.

È questa in sintesi la fotografia scattata lungo le coste da un team di tecnici e volontari di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane. A parlarne, nel corso di una conferenza stampa a Marina di Pisticci, sono stati Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata, Laura Stabile, presidente di Legambiente Pisticci, Stella Bonavita, presidente di Legambiente Policoro, Maurizio Rosito, presidente di Legambiente Montalbano Jonico e Luciano Castrignano, responsabile per la comunicazione di Goletta Verde di Legambiente Basilicata.

Per la prima volta quest’anno la campagna ambientalista non segue il classico itinerario coast to coast a bordo dell’imbarcazione, che si prende una piccola pausa nel rispetto delle restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia. Il viaggio ideale lungo la Penisola vive infatti di una formula inedita, ma che ugualmente punta a non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e sugli abusi che minacciano le coste italiane.

La 34esima edizione di Goletta Verde vede come partner principali CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Partner sostenitore è invece Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio. La campagna 2020 è inoltre realizzata con il contributo di Fastweb. Media partner è la Nuova Ecologia.

È bene ricordare che il monitoraggio di Legambiente non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari, prendendo prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare. Le località costiere, inoltre, spesso pagano problematiche che si estendono fino ai comuni dell’entroterra. La denuncia sulle carenze depurative da parte di Legambiente vuole provare a superare questo deficit cronico, anche per tutelare il turismo e le eccellenze dei territori. Il monitoraggio delle acque in Basilicata è stato eseguito lo scorso 29 giugno da volontari e volontarie dell’associazione.

I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.

In Basilicata sono stati tre i punti campionati in provincia di Matera, sulla costa jonica. Il punto sulla spiaggia di Marina di Pisticci è risultato entro i limiti di legge. La foce sul fiume Cavone, in località Terzo Cavone, tra i territori comunali di Pisticci e Scanzano Jonico, è risultato “inquinato”, mentre la foce del canale Toccacielo nel comune di Nova Siri è risultato “fortemente inquinato”.

Entro i limiti i due punti monitorati in provincia di Potenza, sulla costa tirrenica: si tratta della spiaggia di Castrocucco, e della foce del fiume Fiumicello, in località Fiumicello/Santa Venere, entrambi ricadenti nel territorio comunale di Maratea.

“Come ogni anno i risultati del monitoraggio di Goletta Verde forniscono un’istantanea utile a individuare criticità e ragionare sulle soluzioni, senza voler fornire patenti di balneabilità”, ha dichiarato nel corso della conferenza stampa il presidente di Legambiente Basilicata, Antonio Lanorte.

“L’obiettivo è quello di scovare le criticità presenti nei sistemi depurativi e, purtroppo, anche quest’anno il quadro che i dati ci restituiscono è quello di una regione che ancora evidenzia sia le carenze di un sistema di depurazione spesso non adeguato o inefficiente, che si somma alle pressioni degli scarichi industriali e di reflui di origine zootecnica. Le criticità sono naturalmente riscontrabili soprattutto alle foci di fiumi e canali artificiali, luoghi spesso molto frequentati dai bagnanti nel periodo estivo”, ha aggiunto.

“In particolare – ha continuato il presidente di Legambiente Basilicata – continuiamo a denunciare la situazione del canale Toccacielo di Nova Siri, per il quale l’inquinamento microbiologico è un fatto conclamato da anni. I dati di Goletta Verde dimostrano la necessità di superare le attuali, ancora elevate, criticità del sistema di depurazione delle acque reflue urbane, migliorando e completando l’impiantistica del trattamento delle acque industriali e fermando i numerosi scarichi abusivi che purtroppo ancora oggi continuano a verificarsi, potenziando i controlli ambientali”.

“In Basilicata – ha concluso Lanorte – lo ricordiamo, ci sono 16 agglomerati urbani, contenenti ognuno più depuratori, che violano le norme UE sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane e per questo sono in infrazione comunitaria. Per questi impianti bisogna intervenire celermente, accelerando le tempistiche previste, per renderli conformi alla Direttiva 91-271 Cee evitando, in tal modo, multe salate per l’intera collettività ma, soprattutto, migliorando la qualità delle acque di fiumi, torrenti e mari”.

Anche per l’edizione 2020 il CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Legambiente, Goletta Verde e di Goletta dei Laghi.

Nel 2019 il CONOU ha provveduto in Basilicata alla raccolta di 1.048 tonnellate di olio lubrificante usato. L’olio minerale usato è un rifiuto pericoloso che, se smaltito impropriamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Se gestito e rigenerato correttamente, può divenire una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti.

“Preservare l’integrità degli ecosistemi acquatici è un obiettivo centrale per il CONOU, impegnato da 36 anni ad evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato possa danneggiare i nostri mari e laghi. Basti pensare che, dall’inizio della sua attività, il Consorzio ha salvato dall’inquinamento una superficie grande due volte il mar Mediterraneo” dichiara Paolo Tomasi, Presidente del CONOU.

I volontari e le volontarie di Legambiente hanno monitorato in questi giorni la presenza di rifiuti sulla spiaggia presso il lido La Duna a Policoro (Matera). Sono stati raccolti 1145 rifiuti su un’area totale di circa 10 mila mq.

La plastica è di gran lunga il materiale più frequente, pari al 70,5% del totale dei rifiuti rinvenuti, seguita da metallo (10,1%), legno trattato (4,5%), carta/cartone (4,4%) e vetro/ceramica (4,2%).

Gli oggetti più frequenti, tra quelli raccolti, sono i mozziconi di sigarette (133 pezzi, l’11,6% del totale), seguiti da tappi e coperchi (6,0%) e reti e pezzi di rete (4,8%), stoviglie usa e getta (4%) e fili da pesca in nylon (3,8%). Ma sono stati trovati anche cinque guanti usa e getta e una mascherina, rifiuti frequentemente abbandonati sulle spiagge in questi mesi di pandemia.

“Legambiente Basilicata è da sempre impegnata in una battaglia per la difesa delle spiagge libere. In particolare in questa estate in cui le pressioni dei privati sul litorale libero sono aumentate. Per questo torniamo a chiedere ai Comuni costieri una maggiore attenzione sugli spazi pubblici costieri finalizzate all’adozione di soluzioni efficaci per la gestione dei rifiuti, la gestione delle aree di parcheggio spesso prese d’assalto dai mezzi di trasporto privati e a difesa dei sistemi dunali, veri e propri scrigni di biodiversità per la nostra Regione”, ha evidenziato Stella Bonavita, presidente del circolo di Legambiente di Policoro.

“Ripartire dal blu” è il nome l’iniziativa organizzata ieri sul porto turistico di Maratea (Potenza) dal circolo cittadino di Legambiente.

L’obiettivo raggiunto è stato quello di presentare una Maratea diversa, fatta non solo di bellezze naturali ma anche capace di stimolare e soddisfare le esigenze degli ospiti che amano la natura e gli sport estremi.

“È necessario ritrovare il contatto con la terra, in un modo sostenibile di fare turismo: esperienziale, lento e green – ha evidenziato Lanorte – la stagione estiva di quest’anno porta con sé i segni di una pandemia che ha colpito l’Italia e il l mondo intero e ci costringerà al distanziamento fisico, ma può diventare l’occasione per riscoprire un turismo di prossimità, più sostenibile e legato alla mobilità dolce, scoprendo luoghi che non ci aspettiamo, all’insegna del rispetto e della scoperta di un grande patrimonio ambientale e culturale”.

Per la natura fisica dei due tratti costieri della Basilicata è chiaro che la costa bassa del metapontino è quella più sensibile a possibili problemi erosivi. Facendo riferimento all’Atlante delle spiagge del CNR, già alla fine degli anni Ottanta tutto il tratto del litorale ionico della Basilicata risultava in erosione. “Lo stato dei litorali italiani”, volume del 2006, rileva come dei 38 km della costa ionica, ben 28 siano in erosione (circa il 70%).

È fuori di dubbio che si sia venuto a creare negli anni un deficit sedimentario di sabbia nella zona litoranea, dove si è creato un nuovo equilibrio, con conseguente forte arretramento della linea di riva, che in lunghi tratti è arretrata anche di 100-150 metri fronte mare, e in molti casi ha oramai intaccato le dune costiere e le aree forestate retrostanti.

Le cause del fenomeno sono molteplici: gli sbarramenti e i prelievi di inerti a monte, le opere inutili e spesso sbagliate a mare, la cementificazione della costa, in particolare di quella jonica dove negli ultimi venti anni sono proliferati troppi villaggi e due porti turistici i cui proprietari hanno “meritato” diverse volte la Bandiera nera di Legambiente come pirati del mare. E infine i cambiamenti climatici, al centro anche dell’ecoblitz dello scorso 3 luglio organizzato da Legambiente sulla spiaggia di Metaponto.

Le zone più a rischio risultano essere quella tra Policoro e Nova Siri (a sud) e tra Scanzano Ionico e Lido di Metaponto (a nord), dove negli ultimi 10 anni si registrano arretramenti da uno a tre metri all’anno fronte mare.

Nel tratto tirrenico, invece, si registrano criticità per rischio geologico di crolli delle coste alte e il 90% del litorale risulta a rischio per la presenza di insediamenti turistici.

Occorrerebbe attivare una pianificazione degli interventi per semplificare e non complicare il sistema naturale costiero, attraverso un monitoraggio frequente della morfologia costiera allo scopo di analizzare in dettaglio il trasporto litoraneo delle sabbie (che in questo tratto costiero scorre da sud-ovest verso nord-est), con l’obiettivo di mantenere il più possibile una struttura di difesa naturale, rappresentata in primis dalla spiaggia emersa/sommersa e dalla sua capacità resiliente, evitando irrigidimenti della costa che non sono in fase con la sua naturale dinamicità.

L’elaborazione dati è a cura del dottor Diego Paltrinieri di Corema Spiagge Srl.

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