“Sul problema cinghiali basta con le promesse, si passi ai fatti”

cinghiale

“Duemila e 500 cinghiali abbattuti in un anno, come ribadito dall’assessore regionale Luca Braia, sono un’inezia e pertanto bisogna agire subito. Per questo Coldiretti Basilicata è pronta a manifestare”.

Lo hanno ribadito i vertici della confederazione agricola lucana che in vista dell’incontro in programma mercoledì in Regione a Potenza, hanno inviato una lettera, d’intesa con Federcaccia Basilicata, al governatore Marcello Pittella, e agli assessori all’Ambiente, all’Agricoltura e alla Salute, per illustrare una proposta di legge finalizzata a risolvere l’emergenza cinghiali.

“Purtroppo, si deve prendere atto del fatto che la normativa nazionale che disciplina il settore e, in particolare, le previsioni contenute nella legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, che avrebbero dovuto contenere il fenomeno, non risultano efficaci – evidenziano Piergiorgio Quarto, presidente di Coldiretti Basilicata e Nicola Cerverizzo, presidente di Federcaccia Basilicata – né sul piano della prevenzione, né sotto il profilo del controllo numerico degli animali o del risarcimento dei danni. Lo stato dei fatti ci mostra che le imprese agricole soffrono notevoli disagi a causa della mancanza di strumenti adeguati per arginare la presenza eccessiva (e in progressivo aumento) di determinate specie di animali selvatici che, in caso di ingresso nei fondi agricoli, arrecano danni significativi e spesso irrecuperabili. Quando le misure ordinarie di controllo si rivelano inefficaci deve, dunque, essere avviato un più efficace controllo faunistico, tramite le attività di contenimento numerico che si rendono necessarie per il soddisfacimento di un legittimo, quanto primario, interesse pubblico.

Occorre, peraltro, – continuano Quarto e Cerverizzo – tener conto dei principi di efficacia ed economicità delle modalità di attuazione, perseguendo il minimo impatto ecologico. Così, gli interventi previsti sono ordinati in modo scalare, nel senso che a fianco delle attività di gestione messe a punto attraverso la partecipazione di selecontrollori risulta avviata, sia pure con modalità straordinarie, una diversa attività di abbattimento che presuppone uno specifico atto amministrativo. Si tratta, in particolare, di riconfigurare la vocazione del territorio regionale sulla base della compatibilità della specie cinghiale con lo svolgimento delle normali pratiche agricole. Così che nelle aree non vocate sia possibile, a partire dalla data di entrata in vigore della legge, operare con il supporto delle ordinanze ammesse dalla disciplina sulle autonomie locali, coinvolgendo, in una logica di sussidiarietà, le amministrazioni comunali dopo aver sentito le associazioni e i portatori di interesse.

La ragionevolezza dell’intervento straordinario si misura, per tanto – concludono i due presidenti – con il venir meno del presupposto: vale a dire, quando la popolazione dei cinghiali sia contenuta in modo tale da diminuire l’incidenza dei danni alle produzioni agricole, per questa via riducendo anche l’elevato impegno finanziario dell’amministrazione regionale”.

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