“Il silenzio di Conte e Di Maio sulle estrazioni petrolifere in Basilicata”

mappajonioaggDIMAIO24 sett2018

“La Basilicata non è l’Ilva di Taranto , qui i posti di lavoro nelle aree di ricerca petrolifera li abbiamo persi e non guadagnati, soprattutto in agricoltura, vedasi i dati Istat del decennio 2000-2010 in Val d’Agri dove le aziende agricole che hanno chiuso sono circa il 60% (il doppio del resto della regione).

C’è più emigrazione e più povertà rispetto a 10 anni fa in Basilicata secondo i dati statistici e i posti di lavoro creati nel petrolio sono poca cosa rispetto a quelli persi nelle economie locali nel lungo periodo”.

E’ quanto si legge in un comunicato di No Scorie Trisaia.

“Il petrolio – prosegue l’associazione ambientalista – è incompatibile con la ricchezza acqua, bene supremo che soddisfa 4 regioni (compreso la Campania di Di Maio) e alimenta la stessa Ilva ,con il nostro mar Jonio e con le nostre economie locali.

L’attività estrattiva  ha processi industriali molto impattanti a livello ambientale e anche sanitario, la ricerca petrolifera consuma acqua e genera rifiuti in modo esponenziale.

Di Maio con Conte e Costa ora non potranno più stare in silenzio rispetto ai pareri  su cui dovranno esprimersi sulla nostra regione in tema petrolifero .

I pareri da rilasciare a breve sono veramente tanti in virtù anche del decreto Sblocca Italia, per citarne alcuni :

1) Il permesso masseria la Rocca alle porte di Potenza passato al Consiglio di Stato;

2) Il permesso nel mar Jonio D79 dove è passato l’air gun al Consiglio di Stato;

3) La V.I.A. sul pozzo Alli 5 posizionato  sul cluster Sant’Elia dove in totale sono previsti 5 nuovi pozzi petroliferi a Civita di Marsico in Val d’Agri;

4) La V.I.A. sul pozzo San Teodoro a Pisticci;

5) Il termine rinnovo  delle concessioni nel Metapontino;

6) il termine rinnovo della concessione Val d’Agri;

7) Il permesso Tempa La Petrosa della Total sulla fascia Jonica in giudizio al Consiglio di Stato;

8) La V.I.A. per il permesso di ricerca D84 nel mar Jonio.

Senza contare tutti gli altri permessi di ricerca in itinere e senza entrare nelle procedure del decreto Sblocca Italia dove il Governo potrebbe avere voce in capitolo sui  centri oli e sugli impianti di trattamento rifiuti petroliferi.

Di Maio con il suo governo non potrà più nascondersi a lungo insieme ai suoi parlamentari sulle questioni petrolifere e sulle nuove autorizzazioni al pari della Lega che invece purtroppo non si mai pronunciata contro il petrolio in  terra lucana ma sempre a favore delle estrazioni petrolifere con i precedenti governi di centrodestra.

Il silenzio sui barili di catrame non gioca a favore del Movimento 5 Stelle che prima delle elezioni professava le rinnovabili ed era contro il fossile, non lo rende più credibile sulle questioni ambientali e territoriali soprattutto dopo quello che è successo con l’Ilva di Taranto e sui repentini cambiamenti di idea sul TAP. Il sacrificio della Basilicata verso l’Italia e gli interessi energetici è già stato enorme a livello ambientale, sociale ed economico mentre insistono su una intera regione: 17 istanze di ricerca petrolifera; 6 permessi di ricerca petrolifera ;19 concessioni di idrocarburi ;1 concessione di stoccaggio”.

 

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