Sabato 26 ottobre si inaugura a Scanzano il centro a sostegno delle donne vittime di violenza

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Sarà inaugurato sabato 26 Ottobre alle ore 11, a Scanzano Jonico, il centro dedicato alle donne vittime di violenza, in un progetto che ha preso il via, circa un anno fa, a cura della Cooperativa Sociale “L’Arcobaleno” di Montalbano Jonico e finanziato dal Ministero delle Pari Opportunità.

Women’s Pil.Lab, ha come fine la realizzazione di percorsi innovativi di inserimento lavorativo e di auto imprenditorialità per quindici donne che hanno trovato il coraggio di allontanarsi dallo stato di sudditanza e violenza in cui versano, per dare il via a nuovi percorsi di vita che permetta loro, non solo sostegno, ma anche una autonomia economica essenziale per il raggiungimento di una piena autonomia. Oltre alla Cooperativa Sociale l’Arcobaleno, altri i partner che hanno contribuito alla realizzazione di un sogno per 15 donne lucane provenienti dalle varie aree della regione Basilicata; il Comune di Scanzano, Confartigianato, Lega delle Cooperative, Online Service, Associazione APAV, con la collaborazione di alcuni comuni e con il patrocinio della Regione.

Il Centro di Scanzano, denominato Pil. Lab. è un laboratorio sperimentale di servizi personalizzati alle donne, di sostegno psicologico, a cura della psicologa Stefania Albanese e legale, a cura dell’avvocato Antonietta Pitrelli.

Tantissimi gli interventi già effettuati, con accoglienza di donne, in alcuni casi, anche di tipo residenziale in evidenti situazioni di maltrattamenti, di vessazioni sessuale, economica e psicologica.

Il Women’s Pil. Lab. aprirà le sue porte, sabato mattina, alla presenza delle autorità: il presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese, il sindaco di Scanzano, Raffaello Ripoli, il vicesindaco di Montalbano, Giuseppe Di Sanzo, l’assessore regionale alla Sanità e alle politiche sociali, Rocco Leone, di operatori sociali e soprattutto delle donne che, con coraggio, hanno deciso di intraprendere una nuova strada che sia capace di restituire loro speranza e dignità, ad oggi negati. La fase successiva prevede l’avvio di un corso di formazione professionale di 135 ore, retribuito, finalizzato anche alla redazione di un bilancio di competenze per capire in quale settore lavorativo le signore potranno essere inserite.

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