Presentato a Policoro il progetto “Donne braccianti contro il caporalato”, la prima filiera bio-etica contro il caporalato dedicata alle donne

braccianti per le donne

Cinquanta braccianti lucane e pugliesi strappate allo sfruttamento nei campi e assunte con regolare contratto, per lavorare nella raccolta dell’uva e nella sua trasformazione nel rispetto delle leggi e della dignità della persona.

Il progetto “Donne braccianti contro il caporalato” è stato presentato martedì mattina a Policoro nella sede della cooperativa Aba Bio Mediterranea, che ha sposato l’iniziativa assieme al Gruppo Megamark di Trani, leader nella grande distribuzione nel Mezzogiorno con 500 supermercati, all’associazione internazionale anti-caporalato No Cap, impegnata nel promuovere e valorizzare le aziende agricole che rispettano la legalità e i diritti dei lavoratori, e Rete Perlaterra, associazione e rete tra imprese che promuovono pratiche agroecologiche di lavoro della terra.

Non è casuale la scelta della data: cinque anni fa, nel luglio 2015, moriva nei campi di Andria la bracciante Paola Clemente, stroncata sotto una serra dal caldo e dalla fatica del suo lavoro di acinellatura per pochi euro all’ora. Proprio per evitare tragedie del genere lo scorso settembre è nata la filiera etica contro il caporalato “Iamme” che, toccando le diverse regioni del Sud, ha consentito di regolarizza finora circa 150 braccianti extracomunitari tra quelli impegnati nella raccolta dei pomodori nel Foggiano e nel Ragusano e dei prodotti freschi nel Metapontino.

Una battaglia a tutela degli immigrati e delle donne, dove i consumatori hanno un ruolo fondamentale come ha spiegato il presidente di No Cap Yvan Sagnet.

Le lavoratrici coinvolte nel progetto raccoglieranno uva da tavola biologica nelle terre di Ginosa, successivamente confezionata nell’impianto di Aba Bio Mediterranea, e distribuita dal Gruppo Megamark nei supermercati a insegna A&O, Dok, Famila, Iperfamila e Sole365 del Mezzogiorno con il bollino ‘Nocap’ e il marchio etico e di qualità “Iamme”. Si stima una produzione di circa 950 mila confezioni da mezzo chilo di uva per un fatturato atteso di circa un milione di euro.

Un sogno che si realizza come ha spiegato il direttore operativo del Gruppo Megamark Francesco Pomarico.

Un’alleanza tra imprese, lavoratori e distribuzione per sconfiggere il caporalato e rilanciare l’agricoltura, come ha evidenziato Gianni Fabbris, presidente di Rete Perlaterra.

Combattere il caporalato non solo con la filiera bio-etica ma anche fornendo i servizi ai lavoratori, soprattutto stranieri, per evitare nuove tragedie come quella della Felandina, come ha spiegato Pietro Simonetti del coordinamento Tavolo Nazionale Anticaporalato del Ministero del Lavoro.

Tra i relatori al convegno policorese il prefetto di Matera Rinaldo Argentieri, che, con la sua presenza, ha voluto testimoniare la presenza delle istituzioni, per capire e immaginare necessità e possibilità di intervento.

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