Coronavirus: “attuare tutte le misure previste dal Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità”

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In una lettera indirizzata al presidente della Regione Basilicata, all’assessore regionale alla Sanità, alla prefettura di Matera, al presidente della Provincia di Matera, al presidente dell’Anci Basilicata, ai sindaci dei Comuni della Provincia di Matera, alle direzioni di tutte le strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali della Provincia di Matera, il segretario generale dalla Cgil Matera, Eustachio Nicoletti, il  segretaria generale Fp Cgil Giulia Adduce e il segretario Generale Spi Cgil Angelo Vaccaro hanno manifestato ancora “preoccupazione” per l’assenza di interventi di pianificazione per contrastare l’emergenza coronavirus.

“La Cgil della Provincia di Matera, unitamente alle categorie FP Cgil e SPI Cgil – si legge nella lettera – coerentemente con la lettera unitaria dei sindacali confederali inviata a tempo debito alle istituzioni, con la quale è stata manifestata la preoccupazione per l’assenza di tempestiva riorganizzazione del Sistema Sanitario pubblico regionale per affrontare adeguatamente l’emergenza COVID-19, prendono atto con grande preoccupazione che le nostre sollecitazioni rivolte all’Assessore regionale alla Sanità per accelerare l’adeguamento delle strutture ospedaliere e territoriali della Provincia di Matera, finalizzate a strutturare una “macchina da guerra” per fronteggiare l’incombente incremento dei casi di contagio, non hanno trovato riscontro.

In tal senso non è possibile esimersi dall’evidenziare che – con la professata indeterminatezza e approssimazione – sono stati sprecati gli stimati venti giorni di vantaggio che la Regione Basilicata aveva rispetto ad altre Regioni colpite in anticipo dal COVID-19; questo tempo, se ben utilizzato, avrebbe permesso di adeguare le strutture ospedaliere, socio–sanitarie, socio-assistenziali e territoriali, ma così non è accaduto. Inoltre, sembra essere mancata e mancare una puntuale pianificazione organica che includa i seguenti interventi:

  1. Incremento del numero dei posti letto di terapia intensiva e dotazione di respiratori, in misura proporzionale alla popolazione;

  2. Riconversione dei reparti ospedalieri, dotandoli delle tecnologie adeguate;

  3. Reperimento di ulteriore personale sanitario con idonea professionalità;

  4. Attivazione di interventi per supportare il territorio attraverso:

  • La costituzione di un team dedicato che si interfaccia con la medicina di base per seguire i pazienti contagiati nelle loro case;

  • azioni specifiche all’interno del settore delle strutture residenziali per anziani ed in particolare per le Case di Riposo, Residenze Protette, Case protette, eccetera che, operando in assenza di una qualsiasi regolamentazione sull’accreditamento, rischiano di non garantire un livello adeguato di prevenzione e sicurezza;

  • interventi di integrazione dei servizi socio-sanitari e di sicurezza igienica nei centri di accoglienza.

E’ evidente che, sulla base di quello che è accaduto nelle Regioni più colpite dall’emergenza COVID-19, vi sono due settori cruciali nel contenimento del contagio. Il primo è il governo del territorio attraverso un’adeguata strutturazione di servizi che consentano di intercettare i casi di infezione, isolarli e trattarli tempestivamente, in modo da evitare e bloccare l’aggravarsi della malattia e far arrivare nelle strutture ospedaliere un numero limitato di pazienti contemporaneamente, per evitarne il collasso delle suddette strutture.

Un altro importante fattore di contrasto alla diffusione del contagio, al netto dell’isolamento sociale, è l’attenzione alle misure di sicurezza che riguardano le strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, che in quanto strutture collettive possono trasformarsi in veri e proprio focolai di contagio, invece che essere il luogo della cura.

Purtroppo, le preoccupazioni espresse sulla situazione delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali sono risultate fondate e comprovate da quanto verificatosi preso il Centro Riabilitativo di Tricarico della Fondazione Don Gnocchi dove si è concentrato un focolaio, determinando la dichiarazione di Zona Rossa dell’intero territorio comunale. Se una struttura come il Centro di Tricarico, gestito da una realtà importante della sanità privata italiana come la FDG, è stata interessata da un numero importante di contagi, ci chiediamo cosa può accadere nelle piccole e piccolissime strutture residenziali che ospitano in Basilicata i nostri anziani, strutture che operano in assenza di una qualsiasi regolamentazione sull’accreditamento.

Questa situazione potrebbe tramutarsi in un dramma nel dramma più generale, perché la penetrazione del contagio nelle strutture residenziali per anziani, rischia di avere effetti devastanti, come dimostrato da quanto accaduto altrove.

Per evitare il determinarsi di scenari infausti è necessario intervenire immediatamente, dando applicazione al Protocollo tra le Organizzazioni sindacali e il Ministero della Salute per la sicurezza dei lavoratori della Sanità, dei servizi socio–sanitari e socio– assistenziali che prevede:

  • la fornitura dei DPI (dispositivi di protezione individuale);

  • che tutto il personale esposto che opera nei servizi suddetti venga sottoposto in via prioritaria ai test di laboratorio per evidenziare la positività al SARS-CoV-2;

  • la sanificazione nei luoghi di lavoro senza compromettere la funzionalità delle strutture.

Inoltre, pur non trattandosi di una misura di sicurezza, sarebbe umanamente importante l’introduzione di tecnologia che garantisca il collegamento in video-conferenza tra l’anziano degente e la famiglia, finalizzato a garantire l’isolamento fisico ed la contestuale relazione con i familiari fondamentale per l’equilibrio psico-fisico negli anziani.

La Cgil di Matera e le Federazioni di categoria, chiamano in causa le responsabilità e le competenze della Regione Basilicata, dell’Azienda sanitaria, dei soggetti gestori, dell’Amministrazione Provinciale e degli stessi Comuni al fine di garantire, senza ulteriori indugi, l’attuazione di tutte le misure previste dal Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità dei servizi socio–sanitari e socio– assistenziali in ordine all’emergenza da Covid-19 sottoscritto tra le OO.SS. ed il Ministero della Salute”.

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