Cisl: “Servono almeno 120mila mascherine al giorno per ripartire”

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“Servono non meno di 120 mila mascherine (o soluzioni equivalenti) al giorno per la ripartenza delle attività produttive e 200 mila al giorno a regime. La stima “prudenziale” è del centro studi della Cisl Basilicata che ha incrociato i dati di Unioncamere e Inps su aziende e occupati in regione e stilato un documento di raccomandazioni per affrontare nel migliore dei modi la fase di riavvio del motore produttivo della regione. Nel documento si specifica, inoltre, che al volume già importante di mascherine, vanno aggiunti 30 mila misuratori elettronici della temperatura, oltre a guanti e gel disinfettante. Uno sforzo organizzativo che la Cisl definisce “titanico”. Di qui la richiesta del sindacato alla Regione di convocare un tavolo di confronto per mettere a punto un crono-programma della fase due e un piano di approvvigionamento di dispositivi di protezione.” E’ quanto afferma il segretario generale della Cisl, Enrico Gambardella.
“Per preventivare una ripresa delle attività produttive nel rispetto delle attuali norme e delle raccomandazioni mediche – spiega il segretario – occorre la preventiva certezza di essere capaci di garantire un numero sufficiente di Dpi con un approvvigionamento costante che non preveda alcuna interruzione, perché il pericolo di una ripresa della curva dei contagi – avverte il sindacalista – è sempre in agguato e più che possibile se si dovesse malauguratamente allentare il rigore delle misure di prevenzione. Non si tratta di un compito facile perché, dovendo dotare di almeno una mascherina monouso tutti i lavoratori che riprenderanno le attività, sarà necessario disporre di almeno 120 mila dispositivi al giorno. Un numero destinato a crescere quando il sistema sarà finalmente a regime con un fabbisogno stimato di circa 200 mila mascherine giornaliere”.
“Analogamente, se vogliamo parlare di ripartenza, nel rispetto delle prescrizioni normative, saranno necessari, già da subito, non meno di 30 mila misuratori di temperatura corporea a distanza, oltre a tutti gli altri dispositivi che dovranno essere presenti fin dal primo giorno di apertura dell’attività sapendo, naturalmente, che per questi casi non è consentita alcuna deroga. Per questo consideriamo necessario cominciare da subito ad individuare i canali di approvvigionamento che possano garantire una consegna certa, sufficiente e costante, cercando magari di sostenere, con incentivi mirati a compensare i costi di riconversione produttiva, le imprese lucane che potrebbero trovare nuovi stimoli nel soddisfare il fabbisogno interno di mascherine e di altri dispositivi”.
Per il segretario della Cisl “da questo quadro risulta evidente la necessità di applicare una gradualità nella programmazione della ripartenza e considerare il tema della costituzione di uno stoccaggio regionale di questi dispositivi come uno degli elementi da affrontare preventivamente dovendo costituire una riserva per attivare una capillare distribuzione di tutti questi prodotti. Purtroppo, appare un po’ sconcertante il fatto che, nonostante la nota e cronica carenza di mascherine, guanti e gel igienizzante, il tema non sia all’ordine del giorno della giunta regionale. Nessuna ripresa potrà essere possibile senza la pianificazione di questi aspetti, su cui, a nostro avviso, il ruolo della Regione deve essere centrale nell’ambito dei suoi compiti istituzionali di titolare delle politiche sanitarie e responsabile delle misure di prevenzione”.
“L’approvvigionamento e la distribuzione dei Dpi è un onere che non può essere assegnato alle sole imprese perché la tutela della salute dei lavoratori rappresenta una priorità collettiva e significa tutelare l’intera comunità regionale. Occorre, pertanto, che le prefetture attivino, come già chiesto da Cgil Cisl Uil da oltre una settimana, i controlli presso le aziende che hanno già ripreso le loro attività, e che la Regione convochi con sollecitudine il tavolo con le rappresentanze sociali per la definizione del protocollo, già sottoscritto con la quasi totalità delle altre Regioni, relativo alle norme di sicurezza e prevenzione dal contagio da applicare in tutti i posti di lavoro. In assenza di questi presupposti, parlare di ripartenza o di fase due è solo sterile esercitazione accademica, utile a perdere ulteriore tempo e confondere ancor più le poche idee fino ad oggi espresse dal governo regionale”.
“I dati confortanti di questi giorni che testimoniano una riduzione di contagio e un alleggerimento della pressione sul sistema sanitario spingono a invocare l’allentamento delle misure di prevenzione e ad affrontare il tema della ripresa delle attività lavorative. Tuttavia, appare obiettivamente prematura la medesima pretesa espressa da presidenti di regioni che ancora presentano numeri giornalieri inquietanti che da soli rappresentano i 2/3 dei contagi e, purtroppo, anche dei decessi nazionali. La tendenza della Basilicata e delle regioni del Mezzogiorno, più in generale, consente di affrontare questo tema con ragionevoli prospettive positive, ma è bene dire subito che la ripresa delle attività lavorative implica un’accurata fase di preparazione che dovrà necessariamente prevedere la definizione di un protocollo, già richiesto dai sindacati confederali al presidente Bardi, che contenga le condizioni minime a cui ciascuno dovrà attenersi per ogni posto di lavoro per garantire le prescrizioni previste dall’accordo sindacale sulla sicurezza, recepito dal Dpcm del 22 marzo e successivamente da quello del 10 aprile. Inoltre, saranno necessari ulteriori accordi aziendali per intervenire sulla organizzazione del lavoro affinché ogni posto di lavoro, ogni azienda, ogni cantiere, ogni fabbrica adegui la propria capacità produttiva ai nuovi standard organizzativi che antepongono la prevenzione della salute alla nuda e cruda produttività”.

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