Cia: "Colture in affanno per il gran caldo"


Il terzo anticiclone africano che ha avvolto l’Italia, Minosse, sembra non voler ancora dare tregua, con le temperature che hanno superato spesso i quaranta gradi, soprattutto al Sud.
Picchi elevati anche in Basilicata ed è scattato l’allarme per la tenuta delle produzioni agricole.
Ad evidenziarlo, attraverso una nota, la Cia-Confederazione italiana agricoltori, segnalando una situazione che si fa sempre più critica per molte colture di pregio.

Le temperature africane che da più giorni, specie nel Metapontino, hanno superato i 40 gradi e la carenza di disponibilità idrica nei sei invasi lucani principali che, al 2 luglio scorso, ammonta a meno 112 milioni di metri cubi d’acqua rispetto a 2 luglio 2011, stanno producendo effetti pesanti sull’agricoltura lucana”.
Le campagne sono le prime ad essere colpite dagli effetti disastrosi di questo caldo torrido -precisa la Cia- dove a subire le conseguenze peggiori sono soprattutto il mais, oltre ad altre coltivazioni estensive.
Problemi importanti si stanno registrando, inoltre, anche sulle orticole, in questo caso per effetto combinato alle elevate temperature di queste ultime settimane.

Anche l’ortofrutta sta subendo danni più o meno gravi: dal colpo di calore, che provoca un forte “stress” con effetti sullo sviluppo delle drupe e delle bacche (è il caso di albicocche, pesche, nettarine e pomodoro) alle scottature che provocano danni e deprezzamento un po’ su tutte le specie ortofrutticole, pere e mele comprese.
Danni pesanti sono stimati anche per il pomodoro destinato alla trasformazione industriale, con un crollo del 20 per cento in media sulla produzione attesa.
Anche gli animali soffrono le alte temperature: nelle stalle si registra un crollo delle produzioni del 10 per cento per effetto dello stress a cui sono sottoposte le mucche.
L’afa e le temperature hanno tolto l’appetito anche ai maiali che stanno consumando fino al 40 per cento in meno della consueta razione giornaliera di 3,5 chili di mangime.
E’ necessario – chiede la Cia – dare priorità alla rivisitazione e al potenziamento dei piani irrigui in essere.
Sia che si tratti di invasi collinari per conservare le acque in eccesso del periodo invernale, sia che si ragioni di opere di adduzione e distribuzione in pianura.
E la Cia è sempre in attesa di un confronto con le istituzioni per la riforma in materia di bonifica”.

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