Amministrative Policoro: il teatro della politica


C’è un’altra campagna elettorale, forse meno analizzata, meno osservata, ma pur sempre protagonista della competizione politica  più attesa di una comunità.
Noi cercheremo di raccontarla, con le immagini e con i suoni protagonisti di questa campagna elettorale.
Proprio come in un Teatro, si accendono i riflettori, si allestisce il palcoscenico, si rappresenta alla platea una realtá o tante realtá, così il palcoscenico della Politica si apre grazie ai manifesti che colorano, si fa per dire, i muri della cittá; degli slogan che corrono tra le strade e nelle piazze, che si ripetono e si usano come tormentone nei giorni caldi della campagna elettorale; dei santini sparsi qua e lá, per terra, nelle cassette della posta e sui cruscotti delle auto; dei convegni nelle sale d’albergo, della calata dei “vip”, a dire il vero pochi a Policoro in questa tornata elettorale, e dei comizi in piazza, momenti tanto attesi dalla comunità spettatrice.
Veri e propri momenti di aggregazione, e qui, a Policoro, così, non se ne vedevano da tempo. Cercheremo di raccontare il venerdì pre elettorale, la serata di chiusura, di quel momento atteso dai cittadini per “sentire” gli umori della piazza e l’orientamento della cittadinanza; la serata dell’appello al voto, preparato in ogni minimo dettaglio dai sostenitori, studiato dai protagonisti per provare a dare quell’ultimo segnale e convincere l’elettore a fare la “scelta giusta”.
I minuti sono pochi, i candidati tanti e devono parlare tutti, ed è che cominciano gli allestimenti del palcoscenico della serata.
Ognuno con il proprio colore, ognuno con il proprio slogan.
Ad aprire quella di chiusura, Gianni Di Pierri ed una delegazione dei candidati a sostegno della sua coalizione.
Pacato, diplomatico, ma incisivo, golfino azzurro e camicia bianca, cita Martin Luther King e guarda al futuro, ad un futuro migliore, ad una Policoro migliore.
L’appartenenza al suo territorio, che gli ha dato i natali e parte un urlo dalla piazza: “Sei tu Policoro!”.
Tempo scaduto, gli abbracci di rito sul palco tra i candidati, e poi via le bandiere di Api, Fli e civiche “Policoro viva” e “Policoro futura”, per far posto a Pdl, “Trenta” e “Impegno comune”: è il turno di Rocco Leone e dei suoi 48, accompagnati dal senatore Cosimo Latronico.
Sanguigno e passionale, jeans, polo e giacca, invoca la “rivoluzione gentile”, guarda la luna quasi piena e ricorda gli indiani d’America, chiudendo con Plutarco e la sua “casa di vetro”.
Uno sguardo all’orologio del campanile della Chiesa Madre e via, nuovamente, con un nuovo cambio di colori e bandiere, con l’arrivo di quelle della “Lista Stella per Policoro”.
Giuseppe Di Matteo sale sul palco accompagnato dai suoi 16 sostenitori. Il piú elegante, Di Matteo, con cravatta e abito blu; sereno ma verace e deciso. Insieme a lui, il candidato consigliere Franco Stella, presidente della Provincia: appassionate e determinate le sue parole, rivolte soprattutto a Vinci, duro nei suoi confronti la sera prima.
Termina il tempo a disposizione, arrivano le bandiere di Casa dei Moderati, di Nuova Eraclea e di “Vinci per Policoro”, le tre civiche che sostengono Filippo Vinci.
Accompagnato dai suoi 48 candidati, giacca e camicia, seduto su un banchetto, leggio davanti, acqua rigorosamente a portata di mano, comincia i suoi 30 minuti a disposizione: le forze dell’ordine sotto il palco, un video proiettore sulla parete alle spalle di Ercole, tuona contro tutto e tutti, soprattutto contro Di Pierri, suo avversario politico per eccellenza, e contro Stella, in risposta alle sue parole di qualche minuto prima.
Armato di unghie e denti, non le manda a dire, fa nomi e cognomi dei suoi avversari, con battute che sembrano diventare tormentoni.
Termina il suo tempo.
Dopo di lui tocca alla coalizione di centrosinistra.
La piazza, stracolma sin dall’inizio di tutti i comizi, viene “tagliata” da un corteo di “sbandieratori”: sono quelli del Partito Democratico.
Arrivano i sostenitori del candidato Gianluca Marrese, che sale sul palco, nel frattempo allestito, sostenuto dalle sue 5 liste: Pd, Alternativa è Futuro, Policoro Democratica, Idv e Udc.
Il piú giovane dei candidati veste in giacca blu e camicia bianca.
Sobrio, sereno, visibilmente emozionato ma fermo nel difendere la sua candidatura democratica, richiamando il suo successo delle Primarie. Accanto a lui, il segretario regionale del Pd, che interviene in “un’omelia politica” puntando sul contegno, sulla necessità di costruire, sul sostegno a Gianluca.
Chiude la campagna elettorale Ottavio Frammartino, contestatore per eccellenza, animatore e sostenitore di quel senso di giustizia troppo spesso negata.
Anticonformista sino all’ultimo, con il suo palco allestito non con striscioni e slogan di “Policoro è tua”, ma con un messaggio chiaro, forte, d’impatto: “il reparto psichiatrico non si tocca!”, richiamando alle proprie responsabilità chi, politicamente, avrebbe intenzione di smantellare uno dei poli d’eccellenza dell’ospedale della città ionica.
Giacca grigia e camicia bianca, essenziale nelle parole, ma espressivo nel volto, Frammartino, accompagnato da alcuni della sua unica lista, chiude questa lunga maratona elettorale policorese.
Tempo scaduto, il palcoscenico viene smontato, le luci vengono spente, la piazza si svuota lentamente; per terra una miriade di volantini.
Resta una sedia vuota, segno che qualcuno, per tutto il tempo, ha preferito sedersi per godersi il teatro della politica.
Una sedia che simboleggia forse, la grande voglia dei policoresi di ascoltare attentamente, di godersi lo spettacolo, ma di provare ad essere protagonista e consapevolmente responsabile delle decisioni da prendere per i futuro di questa città.

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