Alluvione: Il Comitato Terre Joniche a Sala Baganza

C’era anche una delegazione del Comitato Terre Joniche a Sala Baganza, in provincia di Parma, 
il dieci giugno scorso dove era stata organizzato il primo incontro nazionale della nascente “Rete dei Comitati Alluvionati”. 

Presenti, oltre al comitato terre joniche anche quelli di Aulla, Zeri, Milazzo, Isola d’Elba, Varese.
 Un incontro voluto da tutti per 
fare rete, per riportare al centro del dibattito un argomento importantissimo come quello dei problemi degli alluvionati. 
Il meeting ha visto la partecipazione attiva e democratica di moltissimi cittadini che hanno inteso che le scelte politiche amministrative vanno ad incidere sul presente ma principalmente sul futuro di tutti. 
L’evento è stato organizzato a Sala Baganza nel primo anniversario della terribile alluvione che lo scorso anno, l’undici giugno, colpì il territorio e provocò la morte di un uomo diversi feriti e danni di milioni di euro. 
A distanza di un anno è l’unico territorio alluvionato che non ha avuto da parte del Governo la dichiarazione di stato di calamità naturale. 
Un problema che ha accomunato i vari comitati che hanno dovuto lottare un bel po prima di ottenere le famose ordinanze. 
In primis il Comitato Terre Joniche di Metaponto e Ginosa che ha partecipato alla riunione di Sala Beganza. 
Bisogna lottare tutti insieme contro le bombe d’acqua” ha dichiarato in assemblea Gianni Fabbris, portavoce del comitato lucano. 
Noi – ha detto – abbiamo lottato per ottenere i nostri diritti ma purtroppo la battaglia non è ancora terminata. 
Serve una legge quadro che dia risposte uguali per tutti ma per conquistarla bisogna essere uniti. 
Bisogna – ha detto Fabbris – lavorare insieme per questa rete di diritti delle comunità dei fiumi.” 
Una manifestazione importante quella del dieci giugno che, per la prima volta, ha unito diverse storie di gente accomunate dalla stessa tragedia che si sente figlia di disgrazie minori dimenticati a volte anche dalle loro stesse comunità. 
Proprio per evitare ciò bisogna continuare a parlarne affinché non si debba avere più paura del territorio in cui si vive.

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