Il Riordino delle Province non è legge

Stop in Senato al decreto di riordino delle province, non sara’ convertito in legge. E’ quanto e’ emerso dalla seduta serale della commissione Affari costituzionali che e’ stata preceduta da una riunione ristretta con il presidente di commissione Carlo Vizzini, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi e il sottosegretario Antonio Malaschini. La Commissione e il governo hanno preso atto dell’alto numero di emendamenti e subemendamenti presentati al dl e hanno deciso di interrompere l’iter a causa dell’impossibilita’ di approdare in aula domani pomeriggio, come previsto dal calendario.
“Il destino di questi mesi e’ di perdere occasioni importanti – ha sostenuto Vizzini – e’ stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non e’ andato a buon fine”. Mentre il ministro Patroni Griffi ha osservato: “Il governo ha fatto quello che poteva. Oggi ha preso atto della situazione”.
A questo punto servira’ probabilmente una norma che coordini le disposizioni sulle province gia’ previste dal decreto Salva Italia e dalla spending review. Forse anche nel ddl stabilita’? Patroni Griffi non si sbilancia: “Probabilmente ci sara’ qualche intervento del governo ma ora non so rispondere”. Per il senatore dell’Idv, Pancho Pardi, il dl non si puo’ convertire soprattutto “per l’enorme quantita’ di emendamenti presentati dal centrodestra” ma il capogruppo del Pdl in commissione, Gabriele Boscetto, replica: “C’erano tutta una serie di situazioni che andavano messe a posto e i nostri emendamenti tendevano a metterle a posto, non erano gratuiti”.
Nel corso della seduta di ieri sera sia Boscetto sia il senatore della Lega Roberto Calderoli avevano sostenuto che non ci fosse piu’ tempo a disposizione, da qui alla fine anticipata della legislatura, per convertire in legge il decreto. “Abbiamo fatto un giro di opinioni – ha raccontato il senatore del Pd Enzo Bianco – alla luce del mutato scenario politico. Nonostante lo sforzo di governo e relatori, si e’ deciso di non continuare e di attendere le valutazioni dei capigruppo domani. Noi non siamo in grado di andare avanti, abbiamo perso una grandeopportunita’”.(Agi) 

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