Anabio presenta il progetto Biodistretti-Distretti del cibo

biologico-cia In Basilicata, dove nel giro di un anno (tra il 2015 e il 2016) le superficie di coltivazioni biologiche sono quasi raddoppiate sino a superare gli attuali 100mila ettari con 1.500 aziende agroalimentari che adottano metodi di produzione bio, è matura l’idea di rafforzare la realizzazione di Biodistretti-Distretti del cibo, in aggiunta al Biodistretto Baticos che è sinora l’unico lucano tra i 16 riconosciuti dall’Aiab.

E’ questo il progetto presentato nell’assemblea regionale Anabio (Associazione nazionale agricoltura biologica) a cui hanno partecipato oltre 50 delegati in rappresentanza di oltre 500 aziende che aderiscono all’Associazione della Cia-Agricoltori. Sul piano organizzativo è stato deciso il rilancio dell’Anabio attraverso cinque comprensori e le differenti filiere di produzione che variano dall’olio, al vino, al miele, al grano, sino all’ortofrutta.

I distretti biologici – spiega Donato Muscillo, produttore di Rosa Canina bio ed eletto presidente Anabio Basilicata – si inseriscono nel dibattito sulla capacità di integrazione tra agro-alimentare e territorio al fine di migliorare la qualità della vita nelle comunità rurali. Sono un vero e proprio fenomeno territoriale connotati dalla forma di sviluppo endogeno che ha preso vita in seguito all’azione combinata di alcuni elementi quali la presenza di un piano di sviluppo, la partecipazione degli attori locali e la presenza di forti attitudini imprenditoriali. I biodistretti vanno oltre il paradigma dello sviluppo endogeno, in quanto riescono a produrre miglioramenti delle condizioni di vita valorizzando le risorse locali dopo averle riconosciute, controllate e utilizzate per creare valore oltre il mero progresso economico includendo gli aspetti ambientali e sociali della sostenibilità. Ogni volta che si parla si parla di Agricoltura biologica per brevità si include anche l’Agricoltura Biodinamica. La nascita e l’affermazione dei biodistretti è motivata dalla convergenza tra i concetti di agricoltura biologica e quelli sviluppo rurale in diversi punti. Il biologico italiano – continua Muscillo – corre velocemente, viaggia ormai verso i due ettari su dieci, conta oltre 75.000 operatori, ha un fatturato che supera i 5,5 miliardi e perciò si afferma sempre di più come un comparto economico di grande interesse per il nostro agroalimentare e per la GDO.

Tra i temi affrontati in assemblea il recente regolamento Ue 848/18 con le novità in materia di produzione bio; il passaggio graduale nel rapporto commerciale con i Paesi extra Ue attraverso maggiori tutele per la nostra produzione; la ridefinizione della filiera produttiva bio; il piano nazionale sementi-vivai; il rafforzamento del rapporto tra produttori e certificazione di gruppo ed areali.

L’agricoltura biologica – è stato ancora sottolineato – avrebbe dovuto rappresentare nella programmazione di ogni Piano di sviluppo rurale, attraverso la Misura 11, il perno principale sul quale fare leva per imprimere una elevata velocità di cambiamento e rinnovamento verso il nuovo paradigma produttivo agricolo sostenibile. Questa opportunità non è stata utilizzata appieno in nessuna delle Regioni italiane che contemporaneamente hanno fatto registrare significative divergenze tra le varie realtà sia per quanto riguarda il ruolo attribuito dell’AB nella programmazione generale che per la quantità di risorse assegnate in primis alle Misure 10 e 11.

Ci sono inoltre evidenze che le filiere biologiche sono in grado di condividere e diffondere i valori dello sviluppo sostenibile lungo tutta la filiera, oltre che – afferma Nicola Serio (Apofruit), vice presidente – di favorire la cittadinanza ecologica attiva, promuovendo l’educazione dei consumatori. L’agricoltura biologica è in grado di favorire lo sviluppo integrato delle aree rurali, promuovendone la sostenibilità lungo le dimensioni ambientale, economica e sociale, solo quando le istanze provenienti dalle aziende si integrano con quelle delle fasi a valle e a monte della filiera, i consumatori sono coinvolti attivamente e viene alimentato il senso di appartenenza degli agricoltori.

L’agricoltura “smart” – secondo i dirigenti Anabio – è in grado di coniugare tra l’altro: Aumento della produzione: attraverso l’ottimizzazione delle fasi d’impianto, dell’applicazione dei trattamenti e di raccolto e quindi miglioramento delle rese; Miglioramento della qualità: la precisione dell’informazioni sui processi produttivi aiuta gli agricoltori ad adattarsi e ad aumentare la specificità del valore nutrizionale degli alimenti; Miglioramento della salute degli animali: i sensori riescono a rilevare in anticipo e prevenire il deteriorarsi della salute degli animali, riducendo la necessità di trattamento. Il telerilevamento consente inoltre di migliorare la gestione dell’allevamento; Diminuzione del consumo idrico: i sensori consentono di rilevare l’umidità del suolo e di avere previsioni meteo più precise; Diminuzione dei costi di produzione: la maggiore efficienza delle risorse nella gestione dell’azienda consente la riduzione dei costi di produzione; – Precisione nella valutazione agricola: i dati sule rese storiche aiutano gli agricoltori a programmare e prevedere la futura resa delle colture e il valore del terreno; Riduzione dell’impatto sull’ambiente, l’energia e il clima: la maggiore efficienza delle risorse riduce l’impatto sull’ambiente e sul clima della produzione alimentare. Produzione di sevizi ecosistemici: salvaguardia della biodiversità, del suolo e delle risorse idriche produzione del paesaggio agricolo. L’agricoltura biologica “smart” consente di essere adeguata alle aspettative dei cittadini, di garantire alimenti sicuri, di qualità nutrienti, diversificati e al giusto prezzo e comunque accessibile. In definitiva queste condizioni consentono all’agricoltura biologica di essere resiliente e quindi condivisa.

Scheda:

Direttivo Basilicata Anabio

  1. Muscillo Donato Presidente Anabio – Produttore di rosa Canica Biologica
  2. Serio Nicola Vicepresidente – Delegato Aprofruit Italia Basilicata

Val D’Agri

  1. Latorraca Antonio – Montemurro (Azienda Bio)
  2. Di Fuccio Michele – Viggiano (Zootecnia Bio)

Metapontino

  1. Angelone Leonardo – Azienda Biodinamica
  2. Serio Nicola (Apofruit)
  3. Clemente Rocco Luigi (Ortofrutticulture Biologico)

Collina Materana:

  1. Azienda Miele Biologico Apicoltore
  2. Colonna Paolo (Olivicoltore)
  3. Azienda Agricola Corona M&D di Montesano Paolo (Tricarico, Legumi Biologici)

Potentino

  1. Carriero Domenico (Azienda Cerealicola)
  2. Mecca Roman (Suino Nero)
  3. Lorusso Leonardo (Azienda Cerealicola – zootecnica – Avigliano)

Lavello

  1. Petruzzi Alessandro (Orticola)
  2. Perretta Donata (Vitivinicola)
  3. Crincoli Antonio (Olivicoltore)

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