Impianto offshore nel mare Jonio, D’Oronzio (Gecodor): «Tanti gli aspetti positivi e di sviluppo»

In merito al dibattito sulla proposta di realizzazione dell’impianto eolico off-shore nel mare Jonio, la società Gecodor, proprietaria della Ionio Prime srl, interviene per esprimere la propria opinione al fine di informare le parti interessate e l’opinione pubblica sul tema fornendo maggiori informazioni e chiarimenti relativi al progetto al vaglio del Ministero dei Trasporti, per il rilascio della concessione demaniale marittima, e al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, per la definizione dei contenuti da attenzionare nello Studio d’Impatto Ambientale che verrà redatto successivamente a questa fase iniziale.

«Partiamo dal presupposto fondamentale che noi, proprietari dell’azienda che sta proponendo il progetto, siamo di origine lucana. Siamo infatti nati e cresciuti a Colobraro e trascorriamo le nostre vacanze estive in Basilicata: da sempre nutriamo un forte senso di appartenenza nei riguardi del territorio lucano e mai potremmo attuare un’azione che vada contro gli interessi di questa splendida terra», afferma Gaetano D’Oronzio, amministratore della Gecodor e progettista dell’impianto.

«In particolare, siamo un’azienda che crede nell’importanza delle energie rinnovabili, per uno sviluppo economico che miri alla sostenibilità ambientale e la sicurezza energetica del Paese, alternative alle fonti fossili e al nucleare. Sulla base di queste idee, abbiamo sviluppato impianti eolici in tutta la penisola grazie all’esperienza nel settore maturata da oltre 15 anni. Alla luce del nostro impegno in tutto il territorio nazionale, ci siamo accorti che, oramai, il nuovo indirizzo e la sfida delle rinnovabili è verso il mare. Al tempo stesso abbiamo notato l’assenza, in Basilicata, di iniziative di questo genere, pertanto, abbiamo ritenuto opportuno cogliere l’occasione di lavorare nel nostro mare anche per non perdere vantaggio competitivo rispetto alle altre regioni che, invece, si sono portate avanti nel lavoro. L’impianto eolico offshore in progetto è di tipo galleggiante, non prevede trivellazioni del fondale marino, e si colloca ad una distanza minima dalla costa ionica lucana pari a 24 km», continua D’Oronzio.

«Tanti sono gli aspetti positivi di un impianto di questo tipo. Ci riferiamo specialmente alla produzione di energia senza inquinare, dal momento che si sfrutta una risorsa naturale e rinnovabile quale il vento; rimarchiamo anche ulteriori impatti ambientali positivi come, ad esempio, la riduzione di emissioni di Co2 che, invece, si avrebbero nel caso in cui quella elettricità venisse prodotta dallo sfruttamento del carbone o altre fonti fossili; rileviamo ancora aspetti positivi dal punto di vista marino, infatti, ci sono studi scientifici (Politecnico di Milano) che hanno dimostrato che, in corrispondenza di impianti galleggianti, si vengono a creare aree naturali marine che comportano un ripopolamento della fauna marina. Circa la visibilità e degli aspetti paesaggistici, vogliamo rassicurare la comunità lucana affermando che la percezione visibile è veramente ridotta e del tutto trascurabile così come la percezione del rumore sulla costa. Inoltre, suggeriamo di valutare anche gli aspetti legati allo sviluppo e all’occupazione in quanto l’impianto eolico offshore galleggiante non è solo un’opportunità per la decarbonizzazione, bensì anche industriale ed economica. In Emilia Romagna, Puglia, Calabra, Sicilia e Sardegna si stanno progettando numerosi impianti eolici offshore galleggianti che andranno a generare una filiera per la produzione di acciaio, cantieri navali, componentistica elettrica, competenze ingegneristiche in ambito offshore etc. Dunque, a nostro avviso, l’eolico offshore galleggiante può rappresentare la chiave per accelerare la transizione verde, grazie al potenziale energetico e ai limitati impatti ambientali e sociali, oltre che un’importante opportunità per la filiera industriale italiana. Si tratta, di conseguenza, di un’occasione per la Basilicata di essere competitiva e di non restare spettatore dello sviluppo che si genera in altre regioni», conclude Gaetano D’Oronzio.

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