Una copia delle Tavole di Herakleia nella biblioteca comunale di Montalbano Jonico

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Una copia fotografica, con relativa traduzione, delle Tavole di Herakleia è stata collocata presso il Fondo Antico della Biblioteca Comunale di Montalbano Jonico, nel palazzo Rondinelli.

La copia è stata realizzata grazie all’autorizzazione del Polo Museale di Basilicata ed è praticamente identica a quella collocata nel Museo Siritide di Policoro.

Vincenzo Maida, presidente dell’associazione onlus OIKOS, che ha assunto l’iniziativa, ha tenuto a ringraziare l’amministrazione comunale montalbanese ed in modo particolare l’assessore alla cultura ed al turismo Ines Nesi, per la sensibilità dimostrata.

La consegna è avvenuta nel corso dell’inaugurazione del Polo Culturale alla presenza dell’assessore alle politiche agricole Luca Braia e del direttore del dipartimento cultura della regione Patrizia Minardi. Relatore d’eccezione è stato l’ex-direttore del museo di Metaponto e della sovrintendenza archeologica della Basilicata Antonio De Siena.

Le Tavole di Herakleia furono ritrovate nel mese di febbraio del 1732 dal contadino di origini pisteccesi Marcello Lemma nei pressi del fiume Cavone, in territorio di Montalbano. Il primo a comprendere l’importanza del ritrovamento fu il sacerdote-archeologo Nicola Maria Troyli che in seguito sarà anche insegnante del giovane Francesco Lomonaco. Egli collaborò anche con Alessio Simmaco Mazzochi, suo amico, che a Napoli nel 1754 pubblicò la loro prima traduzione.

Si tratta di un reperto archeologico di primaria importanza, ha detto De Siena, perché grazie al suo ritrovamento gli studiosi di archeologica di tutta europa compresero l’importanza in questa settore della Basilicata.

Le Tavole parlano dei terreni appartenenti al santuario di Dioniso, ma ci dicono anche molto degli usi e dei costumi di quella civiltà..

Secondo il testo dell’iscrizione, tali terreni versavano in stato di abbandono ed erano in parte sfuggite al controllo dei santuari in quanto abusivamente occupate da alcuni privati; le autorità cittadine, pertanto, rappresentate dall’eforo e da una serie di cinque magistrati minori preposti ciascuno ad un ruolo specifico, vennero incaricate dall’assemblea dei cittadini di rimediare alla situazione. Il loro intervento, dopo regolari processi, parte dalla ridefinizione dei confini dei terreni e di ogni singolo appezzamento al loro interno, investi la manutenzione dei canali di irrigazione esistenti e la creazione di nuovi condotti idrici, e la cura delle vie interne: la descrizione dei luoghi è così circostanziata che si è tentato, da parte degli studiosi, di ricostruirne la topografia. Le proprietà appartenenti a Dioniso versavano in condizioni peggiori rispetto a quelle del santuario di Athena: l’intera superficie era ricoperta da sterpaglie e da un bosco di querce, ed il terreno pareva adatto più alla pastorizia che all’agricoltura, tanto è vero che vi insisteva un caseificio. Per la locazione dei quattro lotti ricavati si scelse allora di adottare l’enfiteusi, cioè di affidarle a vita allo stesso affittuario, in modo che questi potesse bonificare e coltivare con maggiore costanza ed impegno un appezzamento.. Le tavole restituiscono una significativa testimonianza dell’ordinamento giuridico e sociale della colonia di Herakleia, dal momento che recano i nomi delle istituzioni magistratuali, ricordano l’assemblea cittadina e riportano indicazioni sulle divisioni del corpo civico. Durante la prima metà del I secolo a. C. le tavole vennero riutilizzate per la pubblicazione di un testo legislativo di età romana, noto come Lex Iulia Municipalis.

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