La pisticcese Maria Antonietta D’Onofrio trionfa al premio “Città di Caserta”

maria antonietta d'Onofrio

Medaglia d’oro per la scrittrice lucana Maria Antonietta D’Onofrio che, con il suo “Poeti di mandorla amara”, ha trionfato al Premio internazionale di narrativa e poesia Città di Caserta, aggiudicandosi il primo posto nella sezione Narrativa edita.

La cerimonia di consegna si è tenuta sabato, presso la Reggia di Caserta. La manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, è indetta dall’associazione culturale “Mediterraneo” in collaborazione con l’omonima casa editrice. L’obiettivo? “Promuovere la cultura attraverso la valorizzazione della narrativa e della poesia di qualità, nel pluralismo delle diverse modalità espressive, in un contesto capace di esprimere, rafforzandolo, il senso di appartenenza degli autori al proprio territorio”.

“Questo premio inatteso e inaspettato, forse perché non crediamo abbastanza, è per me una vera gioia, una bella sorpresa, una felicità”, è questo il commento dell’autrice lucana, a margine dell’evento campano.

Maria Antonietta D’Onofrio vive e lavora come medico di famiglia a Pisticci. Ha al suo attivo quattro pubblicazioni, tre opere di narrativa: “Ora aspetto al vita che mi cerchi”, “Il silenzio che racconta la vita e il rosmarino” e “Poeti di mandorla amara”.

“Tu che mi dovevi amare” è, invece, il titolo della sua ultimissima fatica letteraria. Una raccolta di poesie che rappresentano un inno alla libertà femminile e un valido contributo al processo di sensibilizzazione contro la violenza di genere.

“Poeti di mandorla amara – spiega l’autrice – prende spunto dal verso di una poesia di Garcia Lorca, uno dei mie poeti preferiti . Poeti di mandorla amara sono i bambini che muoiono per la e per la guerra; giovani mandati in guerre assurde, giovani senza lavoro, giovani ai quali noi adulti non siamo riusciti a dare un futuro. Persone che muoiono per il lavoro, donne ammazzate e violentate, esseri umani lasciati al margine o messi a tacere perché considerati sbagliati o diversi. Sono quelli che trovano il coraggio per gridare contro le mafie e l’ingiustizia, quelli che usano la cultura per abbattere le barriere, quelli che usano la loro vita per l’affermazione dei diritti umani. Sono le persone semplici che si mettono in gioco per offrire ancora sogni di speranza per un mondo migliore. Il mandorlo – sottolinea – è il primo albero a fiorire dopo l’inverno, è quindi simbolo della vita che rinasce e afferma la sua forza. Una forza che passa spesso attraverso il dolore e il pianto, il buio e l’isolamento, ma che proprio da tutto questo trae il suo vigore per creare ancora una volta scenari di luce e di vita”.

Antonello Lombardi

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