“I nubifragi nel Metapontino e a Matera segno di una Basilicata fragile”

maltempo alberi

La tromba d’aria che ha colpito nei giorni scorsi il Metapontino e che ha avuto pesanti effetti anche nella provincia materana, come nella stessa città capoluogo, confermano la dimensione dei problemi che riscontriamo con sempre maggiore frequenza in Basilicata, legati alla fragilità idrogeologica rispetto a un clima che sta cambiando, e che potrebbero accelerare nei prossimi anni.

“Alla luce di questo scenario – dichiara Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata – risulta ancor più necessario un cambio di strategia e di velocità degli interventi passando da un approccio che segue emergenze e disastri ad un altro che usa la chiave dell’adattamento dei territori ai cambiamenti climatici per prevenire minacce ambientali. Si tratta però di cogliere l’opportunità di lavorare ad un piano di messa in sicurezza del territorio regionale, di gestione e tutela della risorsa idrica, di gestione sostenibile dei boschi, di riqualificazione e rigenerazione.

In una Regione in cui praticamente tutto il territorio è a rischio idrogeologico – continua Lanorte – appare non più differibile l’adozione di concreti strumenti di prevenzione e mitigazione. Anche gli ultimi drammatici eventi evidenziano la forte discrepanza che ancora esiste tra le evidenze, la conoscenza, i danni, le tragiche conseguenze del rischio idrogeologico nella nostra Regione e la mancanza di un’azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione sul territorio regionale. Eppure quella della manutenzione del territorio potrebbe essere anche una grande occasione per creare lavoro e innovazione. In un’epoca in cui i cambi climatici aggravano la fragilità idrogeologica occorre integrare strategie di adattamento al clima nella pianificazione di bacino e introdurre l’elemento del rischio in tutte le politiche di gestione del territorio. La sicurezza si garantisce con la diffusione di piani di emergenza adeguati ed aggiornati, attività di formazione ed informazione, campagne educative, presidi territoriali con tecnici e volontari per attuare una efficace lotta preventiva.

Azioni concrete di riduzione del rischio idrogeologico, soprattutto in concomitanza dei cambiamenti climatici in atto, non possono continuare a rispondere ancora ad una logica di difesa passiva e puntuale del territorio, ma devono essere realizzate restituendo spazi al naturale deflusso nei momenti di piena, delocalizzando edifici ed infrastrutture pericolose, evitando l’insediamento di nuovi elementi a rischio in aree già a rischio, aiutando i comuni ad elaborare piani di adattamento ai cambiamenti climatici e di messa in sicurezza, adattando i sistemi produttivi, in primis quelli agricoli, al clima che cambia. Invece in Basilicata negli ultimi decenni si sono succeduti piani e programmi di mitigazione del rischio idrogeologico spesso composti da interventi puntuali e slegati dal contesto territoriale che hanno prodotto solo una lista della spesa volta ad una fantomatica messa in sicurezza del territorio con scarsi risultati in termini di efficacia perchè legati quasi esclusivamente alla fase emergenziale e non a quella della prevenzione.

L’ennesima devastazione subita dalla costa ionica metapontina mette ancora una volta in luce che erosione costiera e crisi climatica sono i grandi nemici da combattere. Pertanto riteniamo non si possa più eludere la necessità della difesa dei litorali dall’erosione attraverso l’adozione del Piano Coste Regionale che miri ad avviare una radicale riqualificazione dell’esistente e progettare e realizzare opere di adattamento dell’erosione costiera, a partire dalla salvaguardia dei sistemi dunali, calibrate secondo precise necessità. Bisogna occuparsi di coste in questa Regione perchè la prospettiva climatica che abbiamo di fronte ce lo impone e perchè i 60 km di costa della Basilicata sono una straordinaria risorsa in chiave turistica che potrebbe rafforzarsi e allargarsi costruendo un’offerta sempre più qualificata, integrata e diversificata. Quindi si tratta di alzare il livello del confronto, pretendere che i territori costieri siano oggetto di studi, risorse, progetti per passare dall’inseguire l’erosione e contare i danni a una strategia complessiva che consenta di mettere in sicurezza le persone e al contempo di adattare i territori a un nuovo scenario ambientale.

Invece nel dibattito pubblico – sostiene ancora Lanorte – l’argomento prevalente è quello che ruota intorno alle concessioni demaniali marittime, mentre bisognerebbe ragionare in un’ottica di sistema sul futuro delle aree costiere mettendo al centro qualità, accessibilità, sostenibilità e cura del territorio, definendo nuove regole e politiche per rilanciare il loro ruolo, tenendo presente che tutte le questioni sono legate fra loro e vanno affrontate insieme, dalla lotta all’erosione, all’inquinamento delle acque, all’abusivismo, alla gestione delle spiagge libere e in concessione, per le quali, oltre all’adozione di piani di gestione ecosostenibili, andrebbero anche previsti dei canoni adeguati con risorse da utilizzare successivamente proprio per la riqualificazione del patrimonio naturale costiero, lotta all’erosione compresa”.

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