L’aspetto educativo al centro dell’anno pastorale della diocesi di Tursi – Lagonegro

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L’aspetto educativo è quello più intimo di una persona, quello in cui si decide la sua esperienza di vita e l’orientamento del suo operare.

Per questo la chiesa di Tursi-Lagonegro ha deciso di fare proprio questo percorso nell’anno pastorale 2019-2020, puntando sul tema “…per il bene integrale delle persone. La sfida educativa”, presentato dal vescovo Vincenzo Orofino nell’Assemblea diocesana tenutasi a Francavilla in Sinni lo scorso 1 settembre, nel corso della quale è stata presentata anche l’agenda pastorale.

Nella sua relazioneOrofino non ha nascosto le criticità che caratterizzano la nostra Diocesi, a partire dalla secolarizzazione che attanaglia la Chiesa italiana e non esclude le piccole comunità, dal relativismo morale e dalla riduzione dell’esperienza cristiana a generico impegno umanitario che relega la fede in una dimensione privata, fino a quello che ha definito il “disastro educativo” del nostro tempo che rappresenta una grande “sfida urgente e inderogabile” per la Chiesa e per l’intera comunità cristiana che deve porsi come “comunità educante”. Questa azione deve svolgersi nella quotidianità dell’agire da cristiani, e deve tendere a coinvolgere tutto l’agire dell’uomo, la sua spiritualità, il suo sguardo sulla storia che deve assimilarsi allo sguardo di Cristo e della Chiesa. Deve essere in pratica un’azione formativa globale e integrale.

Per raggiungere questo ambizioso obiettivo occorre vivere il respiro della Chiesa a tutti i livelli. Sintonizzarsi con gli insegnamenti e il magistero di Papa Francesco, alimentando la comunione col Santo Padre anche attraverso la preghiera, vivere le indicazioni pastorali diocesane come percorso educativo comunitario promuovendo l’alleanza educativa tra parrocchia, famiglia e scuola che trova nella dimensione diocesana il suo coordinamento ottimale, rispetto al quale la Diocesi ha istituito la speciale “Commissione per l’educazione, la scuola e la pastorale giovanile”, e infine vivendo attivamente quel cantiere quotidiano all’educazione cristiana che è la parrocchia.

Partendo dalla lettura del brano evangelico dell’incontro dei discepoli Giovanni e Andrea con Gesù, tratto dal vangelo di San Giovanni, il Vescovo ha spiegato il senso profondo del gesto educativo parte dal desiderio di un incontro, di un annuncio che porti gioia nel cuore dell’uomo, e quindi da un’attesa innata alla quale occorre rispondere. Di fronte a questa domanda “l’educatore vero non assiste impotente all’inerzia dell’educando o alla sua intraprendenza, non resta imbrigliato dalle domande dell’educando ma va oltre, se ne prende cura, lo prende in custodia, assume su di sé il destino dell’altro, provoca la sua libertà con l’intento di far venire a galla ciò che di più autentico abita nel suo cuore”. Educare è suscitare e accompagnare la domanda che è nel cuore dell’uomo, trarre fuori il meglio di sé e guidarlo a capire, ad amare e a sperare. È questa la dimensione dell’azione formativa integrale, che non tralascia nessun aspetto della vita delle persone e che le coinvolge nella propria gioia, perché come diceva San Giovanni Bosco “l’educazione è cosa del cuore”. E si può trasmettere solo se nel cuore di colui che educa alberga Cristo stesso. “Essere educatori – ha detto Monsignor Orofino citando Benedetto XVI – significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre. Significa soprattutto tenere alta la meta di ogni esistenza verso quel “di più” che ci viene da Dio”.

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