Montalbano: i Carabinieri ritrovano Zi’ Antonio


Tanto coraggio e ardimento hanno regalato un lieto fine alla scomparsa di Antonio D. N., ottantaduenne di Montalbano Jonico allontanatosi di casa e ritrovato grazie all’impegno congiunto dei Carabinieri della Compagnia di Policoro insieme alla Protezione Civile e ai Vigili Urbani del centro jonico.
Tutto ha inizio attorno alle otto di sera di venerdì primo aprile quando alcune persone si sono presentate presso la stazione dei Carabinieri di Montalbano Jonico.
Sono tutti parenti dell’anziano uomo, più noto nel centro jonico Zi’ Antonio, di cui non si hanno più notizie dalle 15.30, quando è uscito da casa. 
L’uomo soffre di patologie senili che ne limitano le facoltà sensoriali e cognitive, per questo i parenti sono molto preoccupati, lo hanno invano cercato in lungo e largo per tutto il paese.
I Carabinieri si attivano immediatamente, si raccolgono subito le prime notizie e le prime testimonianze, vengono diramate le ricerche alle pattuglie dislocate sul territorio della Compagnia di Policoro e di quelle limitrofe.
La direzione delle operazioni viene assunta dal Comandante della Compagnia di Policoro, il capitano Fernando Carbone, che dispone l’immediata concentrazione di uomini e mezzi a disposizione presso la stazione di Montalbano Jonico, per organizzare, in maniera disciplinata le ricerche.
Oltre ai Carabinieri intervengono alcune unità della Protezione Civile e dei Vigili Urbani del luogo, cui si uniscono altre unità della Protezione Civile di Marconia. Anche il sindaco di Montalbano, Enzo De Vincenzis, partecipa attivamente alle attività.
In base alle notizie in possesso, Zi’ Antonio si sarebbe allontanato dalla zona vecchia della città, nei pressi di via Dante Alighieri, inoltrandosi lungo uno dei due tratturi che portano verso la strada statale Valdagri.
Per quanti conoscono la zona, si tratta dei tratturi denominati “a piett’ du mulin” e “a piett’ du lisch”
Due sentieri che si snodano lungo i calanchi, tra arbusti e rovi, due camminamenti irti di insidie e conosciuti solo dai più anziani del luogo, lungo i quali non è consigliabile avviarsi.
Per le ricerche vengono organizzate due squadre miste, ciascuna capeggiata da un sottufficiale dell’Arma, che si avviano a piedi lungo i tratturi.
Si provano gli apparati radio per i collegamenti, si verifica il funzionamento delle torce e dei fari, si controlla il materiale necessario, corde ed altro. 
Quando l’efficienza di tutto è stata verificata, le due squadre raggiungono l’imbocco dei tratturi. 
Contemporaneamente, il capitano Carbone invia diverse pattuglie, anche con mezzi fuoristrada, lungo la statale Valdagri, con il compito di inoltrarsi il più possibile lungo le strade sterrate che, dall’arteria stradale, si diramano verso i calanchi da ispezionare, così da costituire, con i lampeggianti ed i fari brandeggiabili di bordo, un punto di riferimento per le squadre appiedate, oltre a collaborare attivamente alle ricerche.
Le operazioni sono rese, per le coraggiose squadre appiedate, molto difficoltose sia dal buio nonché dall’asperità dei luoghi, che presentano insidie di ogni tipo.
Nonostante le difficoltà le ricerche sono capillari e non viene tralasciato alcun anfratto o traccia.
Verso mezzanotte, la lieta notizia: il maresciallo a capo della squadra scesa lungo il tratturo a piett’ du lisch”, chiama via radio il Capitano: “sentiamo una voce”.
Le speranze, dopo tante ore di assenza, affievolite, si riaccendono. 
Ancora pochi minuti e lo stesso maresciallo via radio, con voce contenta, avverte che Zi’ Antonio è stato trovato, è in buone condizioni e tenteranno di portarlo verso la Val D’Agri.
 La zona ove l’anziano si trova è quasi a metà strada tra i due tratturi, che ormai si sono fatti meno ripidi, ed alle operazioni di recupero partecipano congiuntamente entrambe le squadre.
Zi’Antonio è stato rintracciato, è in buone condizioni e viene recuperato dagli uomini della due squadre per essere consegnato agli abbracci dei parenti e poi alle cure dei sanitari, che nel frattempo hanno raggiunto la zona del rendez vous, in Contrada Isca, vicino alla fontana.
Una vicenda a lieto fine, resa possibile dal coraggio e l’ardimento di alcune persone che, con grande spirito di squadra, non hanno esitato a setacciare i calanchi montalbanesi pur di riportare a casa Zi’Antonio e salvarlo da conseguenze ben più gravi, sia a causa delle temperature rigide che della presenza, nella zona dei calanchi, di cinghiali e branchi di cani randagi.

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