Metaponto: ancora acqua e fango nella zona archeologica



Due idrovore dei vigili del fuoco del comando provinciale di Matera hanno iniziato a liberare dalle acque l’area archeologica del tempio di Apollo Licio di Metaponto, duramente colpita dall’esondazione del fiume Bradano.

Fin dallo scorso primo marzo acqua e fango hanno invaso la zona, trasformando uno dei parchi archeologici più importanti di Italia in un’enorme piscina, con una profondità che ha raggiunto anche i tre metri.
E così i resti del teatro, della zona artigianale e dei templi dell’antica colonia greca di Metapontum sono scomparsi alla vista, per uno spettacolo desolante, quasi il simbolo dei gravissimi danni provocati nel Metapontino e nel tarantino dall’ondata di maltempo dello scorso primo marzo.
L’area era già stata interessata da un altro allagamento, nel 2008, ma allora la situazione si presentava meno critica, con le acque del fiume che defluirono dopo pochi giorni e provocarono danni non gravi.
Adesso la situazione è diversa, poiché gli scavi sono stati sommersi per diversi giorni, con il rischio che le pietre calcaree caratterizzanti i delicatissimi reperti, risalenti al sesto – quinto secolo avanti Cristo, possano disgregarsi causando danni gravi alle strutture murarie.
Per non parlare poi degli impianti realizzati per la tutela della zona, anch’essi completamente immersi e quindi a rischio funzionalità.
E sulla necessità di interventi urgenti per ripristinare e salvaguardare l’area archeologica è intervenuto anche il consigliere regionale dell’Italia dei Valori, Nicola Benedetto.
Come non raccogliere – ha detto l’esponente dell’Idv – la sollecitazione del sovrintendente De Siena a non limitarsi a recuperare l’area archeologica liberandola dall’acqua e dal fango ma a capire le reali cause che
hanno provocato i danni?”
E’ necessario definire, con la Sovrintendenza archeologica, – ha concluso Benedetto – un piano di messa in sicurezza dell’area archeologica di Metaponto per prevenire le situazioni di rischio”.

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