La comunità policorese festeggia la professione temporanea di suor Chiara Gioia Giannini

suor chiara gioia potenza

Grande gioia per la comunità di Policoro che sabato pomeriggio, 22 ottobre, memoria di San Giovanni Paolo II, ha festeggiato a Potenza la professione temporanea di suor Chiara Gioia di Gesù Buon Pastore, entrata a far parte dell’ordine delle Clarisse.

La solenne cerimonia si è svolta nella chiesa di Santa Maria del Sepolcro del convento dei Frati Minori di Potenza alla presenza dell’arcivescovo della città lucana, monsignor Salvatore Ligorio, dell’arcivescovo emerito monsignor Agostino Superbo, del padre provinciale della provincia francescana salernitano-lucana dell’Immacolata Concezione, padre Giuseppe Iandiorio e delle quindici monache clarisse del monastero Santa Chiara di Potenza, che eccezionalmente sono uscite dalla clausura per partecipare a un momento di grande festa per la loro comunità.

Molto folta anche la delegazione policorese, che ha accompagnato la famiglia e gli amici di suor Chiara Gioia: dalla città jonica sono partiti ben quattro autobus di fedeli delle tre parrocchie, guidati dai rispettivi parroci don Giuseppe Gazzaneo (Buon Pastore), don Antonio Mauri (Chiesa Madre) e don Nicola Modarelli (San Francesco).

Tutti hanno voluto stringersi accanto a suor Chiara Gioia, al secolo Piera Giannini, 32 anni, una laurea in Matematica, che ha scelto di lasciare il mondo e una vita “normale” per dedicarsi completamente alla meditazione e alla preghiera, unendosi totalmente a Dio nel silenzio della clausura. Una decisione importante, meditata a lungo e culmine di un percorso di fede sempre radicato che l’ha accompagnata durante la sua vita, dalle prime esperienze come animatrice ed educatrice nella parrocchia “Buon Pastore” di Policoro alla partecipazione alle attività della famiglia francescana negli anni potentini dell’università.

“Il respiro della Chiesa gode di questa presenza che accompagna con la preghiera la nostra comunità – ha detto monsignor Ligorio durante l’omelia – la scelta di questa giovane, suor Chiara Gioia, mette in evidenza il primato dell’amore, l’amore assoluto verso Dio che, attraverso la preghiera, sorreggerà anche la nostra comunità. Questa nuova vita, guidata dall’esempio di San Francesco e Santa Chiara, farà risplendere i colori dell’amore e sarà esempio per tutti noi”.

“La preghiera è il compito di ognuno di noi – ha aggiunto padre Ianiorio – perchè ci aiuta a focalizzare la nostra attenzione su ciò che è essenziale, il volto di Dio. L’augurio è che la nostra sorella risponda pienamente al nome che ha scelto, che sia sempre una gioia che ci richiami pace, serenità, felicità nel vivere il nostro rapporto con Gesù”.

Il cuore della cerimonia è stata la professione religiosa di suor Chiara Gioia che ha avuto più momenti.

Anzitutto la richiesta della giovane, che così ha risposto alla domande formulate da monsignor Ligorio: “Chiedo, per amor di Dio, di essere ammessa alla professione dei voti temporanei in questa fraternità di Sorelle Povere di Santa Chiara, per seguire la via della povertà e dell’umiltà del Signore Gesù Cristo, ed essere con questa comunità un cuor solo e un’anima sola”.

Successivamente la scelta di professare i voti di povertà, obbedienza, castità e clausura, affidata al padre provinciale francescano.

E infine la professione vera e propria, letta da suor Chiara Gioia con le sue mani in quelle della madre abbadessa del monastero di Potenza: “Io, suor Chiara Gioia a lode e gloria di Dio, che per sua grazia mi ha scelta e chiamata, con la ferma volontà di osservare il santo Vangelo e di seguire ed imitare la vita dell’altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, nelle tue mani, madre abbadessa Maria Bernardetta Daraio, e davanti alla mie sorelle, prometto e faccio voto a Dio Onnipotente di vivere per tre anni in castità, senza nulla di proprio, in obbedienza e clausura, secondo la Regola delle Sorelle Povere di santa Chiara, confermata da papa Innocenzo IV e le Costituzioni del nostro ordine, approvate dalla Sede apostolica. Mi affido con tutto il cuore a questa famiglia religiosa affinché, mediante l’azione dello Spirito Santo, l’intercessione dell’Immacolata Vergine Maria, del santo padre nostro Francesco, e della madre nostra santa Chiara e di tutti i santi, con l’aiuto delle mie sorelle, possa portare a pieno compimento la mia consacrazione a servizio di Dio e della Chiesa”.

Dopo queste parole sono stati compiuti alcuni gesti dal potente valore simbolico: il taglio di alcune ciocche di capelli e la consegna del velo, simbolo della rinuncia del mondo; la consegna del libro della Regola, ingresso nell’ordine delle clarisse, e del crocifisso, simbolo dell’amore totale verso Dio.

Suor Chiara Gioia ha poi abbracciato le sue consorelle, come segno dell’accoglienza nella fraternità delle sorelle povere di Santa Chiara.

Al termine della cerimonia, ci si è spostati nella sede del monastero di Santa Chiara, poco fuori Potenza, dove è stato possibile salutare la neoprofessa e vivere un momento di fraternità e condivisione con la comunità francescana. I parroci di Policoro hanno consegnato alle suore le offerte raccolte tra i parrocchiani, circa 1.700 euro, che andranno a sostegno delle attività del monastero.

La festa potentina è stata preparata da un importante evento svoltosi a Policoro nella settimana precedente la professione temporanea di suor Chiara Gioia: dal 14 al 19 ottobre le tre parrocchie policoresi hanno ospitato le reliquie di Santa Chiara (provenienti dal monastero di Potenza), accompagnate da venti missionari (frati e suore francescane e giovani postulanti guidati da padre Pietro Anastasio, guardiano della fraternità francescana di Santa Maria del Sepolcro di Potenza), che hanno animato la comunità con incontri di riflessione rivolti ai giovani, alle famiglie e agli adulti, visite alle scuole e agli ammalati, momenti di festa di piazza e animazione. Per cinque giorni le tre comunità policoresi hanno operato in comunione e letizia, per un’occasione di unità e fratellanza nel nome di san Francesco e Santa Chiara.

Eleonora Cesareo – foto Umberto Sad

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