“Su cromo esavalente serve un piano di indagine ambientale”

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“Il personale Arpa Basilicata ha eseguito in data 21 maggio i campionamenti di acqua di mare in 9 punti di balneazione dislocati sui vari territori comunali della costa – da Nova Siri a Metaponto”.

A darne notizia è l’associazione Meditarraneo No Triv attraverso un comunicato.

“Sul sito del Comune di Policoro – prosegue la nota – sono stati prontamente pubblicati i certificati di analisi del Laboratorio Arpab e relativi ai parametri del Cromo esavalente e Tricloroetilene.

Nella nota pubblicata sul sito istituzionale è stato precisato che per i suddetti parametri nelle acque di mare i dati analitici sono risultati tutti al di sotto del “Limite di Quantificazione” (relativo alla sensibilità analitica), e in ogni caso inferiori ai valori dei rispettivi “standards di qualità ambientali medi annuali”.

Ricordiamo che l’inquinamento da cromo esevalente e tricloroetilene riscontrato all’interno del perimetro dell’Itrec ha giustificato il provvedimento di sequestro delle vasche di raccolta di acque di falda e di una condotta di scarico e disposto dalla Procura della Repubblica -Tribunale di Potenza, sequestro successivamente convalidato dal Gip di Potenza, rileva la necessità di programmare un serio “Piano di Indagine Ambientale”.

In effetti, oggi sappiamo che le sostanze chimiche sono state disperse nelle falde acquifere, nel terreno e mediante le vasche di raccolta di acqua di falda e con la condotta di scarico sono state sversate anche nel mar Ionio.

Tuttavia, per accertare lo stato delle acque del mar Ionio devono necessariamente comportare anche lo studio dei sedimenti, dei mitili e dei pesci.

In effetti, a parere di Mediterraneo No Triv l’analisi delle sole acque del mare non è di certo sufficiente e completa per accertare e/o escludere inquinamento del mar Ionio, ma impone, lo studio ad ampio spettro di quelli che in ambito scientifico sono denominati “ indicatori ambientali”.

Solo con lo studio anche dei bioindicatori che forniscono informazioni sulla qualità dell’ambiente è possibile condurre uno studio completo e efficace sul reale stato dell’acque del mare.

Al riguardo, Mediterraneo no triv invierà formale nota alle istituzioni per chiedere la realizzazione di un “Piano di Indagine Ambientale” che coinvolga, per lo stato delle acque del mar ionio, lo studio dei mitili, dei pesci, dei sedimenti e della sabbia, e per la terra l’analisi non solo dei terreni e della falde acquifere ma anche e soprattutto degli ortaggi e della frutta.

In effetti, i bioaccumulatori assimilano quantità misurabili di elementi chimici e/o composti xenobiotici. Viene definita come principio del bioaccumulo la tendenza degli organismi ad accumulare all’interno del proprio corpo concentrazioni del contaminante superiori a quelle del comparto ambientale in cui si trovano. Inoltre, l’organismo bioaccumulatore funziona da integratore in termini spazio-temporali dell’input tossicologico di una determinata area di studio. I cosiddetti “organismi sentinella” forniscono un segnale di allerta precoce del livello di inquinamento, prima che questo si manifesti sull’intero ecosistema e lo studio dei mitili è sempre stato utilizzato per monitorare il reale stato di salute del mare.

Stupisce, quindi, che per la questione inquinamento da cromo esevalente e per le altre eventuali sostanze chimiche non sia stata impiegato questo metodo di analisi anche perché riconosciuta dal mondo scientifico tanto da essere diffusamente utilizzata da enti, istituzioni e società private che sono intenzionate a monitorare l’ambiente.

Solo con uno studio degli indicatori ambientali quali i militi per il mare, dei sedimenti, della sabbia e è possibile accertare lo stato reale dell’ambiente e di conseguenza della salute dei cittadini che non può limitarsi al solo studio di alcuni campioni di acque atteso che le predette analisi non sono sufficienti ed idonee, per come sono state realizzate, a dare risposte adeguate e anche perché i campionamenti delle acque del mare sono state eseguite oltre un mese dopo la chiusura dell’impianto sospettato di sversare sostanze chimiche nel mar ionio”.

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