Continua il lavoro di Mediterraneo No Triv contro le trivellazioni

no-triv

Mediterraneo No TRiv ha inviato al Ministero dell’Ambiente e al Ministero dello Sviluppo Economico osservazioni contro le 5 (d89, d90, d 85, d86,d87) istanze di ricerca di petrolio che la società  Global MED LLC intende svolgere con il sistema dell’airg-guns, nel mar Jonio.

A darne notizia è la stessa associazione attraverso un comunicato stampa.

“Le osservazioni di Mediterrano no triv  – si legge nella nota – si compongono di 80 pagine fitte di indicazioni in merito al potenziale pericolo per l’ambiente marino.

In effetti, studi scientifici evidenziano una diminuzione delle catture di pescato fino al 50% in un’area distante fino a 2000 m2 dalla sorgente durante l’utilizzo di air-gun. È stata anche dimostrata una diminuzione della disponibilità di uova di pesce probabilmente causata della prolungata esposizione di specie ittiche a suoni a bassa frequenza ( da studi scientifici condotti da The Norwegian Institute of Marine Research)

Alcuni studi condotti dal Canadian Department of Fisheries hanno dimostrato anche  che l’esposizione ad air-gun può provocare danni a lungo termine anche in invertebrati marini.

Si configura, quindi, un potenziale inquinamento acustico perché ogni           air-gun spara colpi di aria alla pressione di 2000 psi che equivale ad oltre 1.400.000 kg/mq per 72 colpi contemporanei alla frequenza di 10-15 secondi!!!!!! e con una potenza di 265 decibel qualcosa di inimmaginabile, semplicemente mostruoso anche solo tenendo conto che un aereo che supera la barriera del suono sviluppa solo (si fa per dire)  140/210 decib

A rischio, quindi, sia le voci economiche della pesca per le regioni puglia, basilicata e calabria, ma anche grave rischio per l’ambiente marino e per le popolazioni che vivono lungo le coste joniche.

Quale potrebbe essere il futuro del turismo per la regione Puglia, Basilicata e Calabria in presenza di piattaforme petrolifere che non solo occupano lo specchio d’acqua, con evidente impatto negativo sulla linea dell’orizzonte, ma che utilizzano anche un sistema di ricerca di petrolio particolarmente invasiva?

Le misure di mitigazione che la società petrolifera, ed indicate negli studi di impatto ambientale (SIA) non sono,da Mediterraneo no Triv,  sufficienti.

I nostri fondali custodiscono un patrimonio marino inestimabile e fragilissimo.

Da uno studio della Dott.ssa Rossella Baldacconi  emerge la presenza, nei nostri maro, del corallo rosso, Corallium rubrum (Linnaeus, 1758)  che è una specie chiave per l’ambiente marino sommerso del Golfo di Taranto. Il corallo rosso ha un accrescimento lentissimo (1 mm di diametro all’anno) e, nonostante sia ancora  oggetto di pesca indiscriminata, costituisce banchi significativi a largo delle coste ioniche pugliesi (Porto Cesareo, Ugento, Santa Maria di Leuca). Il corallo rosso si sviluppa fino a 500 m di profondità. La specie è tutelata dalla Convenzione di Berna, dalla Convenzione di Barcellona e dalla Direttiva Habitat.

Nell’elenco dei coralli a rischio e tra le specie in pericolo critico (massimo grado di pericolo) sono state indicate proprio le madrepore (nome Comune Corallo Bianco) presenti del Mar Ionio ( Lista rossa dei coralli bianchi-realizzata da Federparchi e dal Ministero dell’Ambiente).

Ma sono anche altre le enormi ricchezze a rischio di distruzione nel mar ionio.

Il mar Ionio è stato solcato per millenni dalle navi dei popoli che si sono insediati sulle sue coste dando vita a fiorenti civiltà, custodisce una miriade di relitti, con il loro prezioso carico di merci, di anfore e di opere d’arte.

Gli studi scientifici condotti, parlano di un patrimonio archeologico sommerso che non è stato ancora censito.

Possiamo correre il rischio di autorizzare la ricerca di petrolio nei nostri mari in assenza di una stima dei reperti archelogici presenti nei nostri fondali e ancora non conosciuti?

E’ un rischio troppo altro per il patrimonio archeologico ancora sommerso           d’inestimabile valore non solo per la nostra nazione, ma anche per l’intera umanità.

Nelle osservazioni, redatte da Mediterraneo  sono state evidenziate anche molte altre criticità come il rischio tsnumani, la megafrana sommersa di Crotone, l’intensa attività sismica registrata nel mar ionio e molti altri fattori che rendono potenzialmente pericoloso la ricerca di idrocarburi con un sistema di energia sonora (air-guns) che numerosi studi scientifici ritengono idonea a generare inquinamento acustico e ad alterare, in maniera irreversibile, gli equilibri dell’ambiente marino”.

 

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