Arresti Metapontino: per la Dda di Potenza esisterebbe “una realtà criminale di eccezionale pericolosità”

tribunale potenza

Si è svolta nella mattinata di giovedì 4 ottobre a Potenza la conferenza stampa che ha illustrato i dettagli dell’operazione che, nella nottata, ha portato all’arresto nel Metapontino di venticinque persone accusate, a vario titolo, di appartenere a tre diverse organizzazioni criminali, una delle quali di stampo mafioso, dedite all’estorsione e al traffico di droga.

Gli esiti dell’inchiesta sono stati illustrati dal Procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio, dal pm della Procura nazionale antimafia Gianfranco Donadio e dai pm della Dda potentina Laura Triassi e Anna Gloria Piccininni, al tavolo assieme ai rappresentanti di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza.

“I 25 indagati  – si legge in un comunicato della Procura – sono accusati di aver fatto parte, a vario titolo, di un’associazione armata di stampo mafioso con base a Scanzano Jonico, denominata clan “Schettino”, dedita principalmente al racket delle estorsioni in danno di imprenditori e allo spaccio di stupefacenti, e di altro sodalizio criminale, denominato gruppo “Russo”, attivo nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, principalmente cocaina e hashish (inizialmente i gruppi operavano in modo coordinato e, come emerso dalle successive indagini, in seguito si dividevano anche con forti e violenti contrasti).
E’ stata altresì disarticolata un’ulteriore associazione, denominata gruppo “Donadio”, operante nel comune di Montalbano Jonico, finalizzata al solo traffico  e spaccio di stupefacenti, di cui si riforniva anche dai primi due sodalizi.
Il territorio interessato è quello della costa jonica lucana.
Tra gli arrestati, 12 sono associati a diverse case circondariali ed altri 13 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

Nel medesimo contesto sono state eseguite 22 perquisizioni domiciliari, nei confronti di ulteriori indagati, alla ricerca di armi e droga.
I principali reati contestati sono: associazione per delinquere di stampo mafioso; associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti; incendio e danneggiamento a seguito di incendio;  minaccia aggravata dal metodo mafioso; estorsione aggravata dal metodo mafioso; detenzione e porto illegale di armi; tentato omicidio e lesioni personali; trasferimento fraudolento di valori, aggravato dalla finalità di agevolare il sodalizio mafioso.

L’attività — svolta brillantemente da Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, mediante intercettazioni telefoniche, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, anche arresti in flagranza di reato — ha evidenziato l’esistenza, sul versante ionico della Basilicata e dunque in Provincia di Matera, di una realtà criminale di eccezionale pericolosità che non solo si pone in costante collegamento con i sodalizi criminali operanti nei territori delle regioni limitrofe, ma ha sviluppato una propria autonoma capacità di intimidazione e di “governo” criminale del territorio, inducendo assoggettamento ed omertà.
Si tratta di un fenomeno che si è sviluppato per anni e che si è profondamente radicato nel tessuto sociale ed economico dei territori interessati, come i diversi filoni d’indagine – che hanno monitorato un periodo di anni ( dal 2011 ad oggi) – hanno da accertare.
Assai preoccupante, e pienamente dimostrativo dell’inquinamento del tessuto socio-economico dei territori in questione, la circostanza che la collaborazione delle vittime di estorsioni, incendi, violenze, sia stata molto scarsa; solo l’attività investigativa svolta con eccezionale professionalità da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza ha consentito di ricostruire la dinamica e la causale dei fatti, oltre che l’individuazione dei responsabili.
La mafiosità del gruppo Schettino è emersa in tutta la sua evidenza da circostanze di fatto che pongono le attività del sodalizio in esame nel solco di quelle tradizionalmente svolte dalle associazioni di stampo mafioso calabresi, pugliesi, campane, siciliane: imposizione della guardiania, estorsioni in danno di operatori economici, incendi dei beni degli operatori economici riottosi, reinvestinento in attività lecite dei proventi illeciti, controllo di attività economiche, tentativi d’infiltrazione negli appalti pubblici, fittizia intestazioni di beni, esistenza di un rigida scala gerarchica che non si interrompe neanche in presenza dell’arresto dei capi dell’organizzazione, disponibilità di armi da guerra, assistenza a chi è in difficoltà o ristretto in carcere, formule rituali di affiliazione, repressione violenta dei dissidi interni, caratterizzano in pieno il programma criminoso del sodalizio.
Nel corso dell’attività di indagine sono stati complessivamente sottoposti a sequestro, in diversi momenti, 7 kg circa di sostanza stupefacente di vario tipo (fra cocaina, hashish, eroina e marijuana) e, soprattutto, si sono individuati ( e sul punto le indagini sono in pieno svolgimento) alcuni degli investimenti del clan Schettino (locali, fabbricati, terreni), naturalmente a presta-nomi, che pure sono stati sottoposti a sequestro.
Le indagini sono tuttora in corso e suscettibili di ulteriori sviluppi”.

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