A Roma si discute del caso dei Fidanzatini di Policoro

A Roma il giorno venerdì 11 novembre, alle ore 10:00, nel centro di accoglienza Padre Minozzi, in via dei Gigli d’oro 15, i professori Cosimo Loré e Rolando Barbucci e il dottor Domenico Mastrangelo, terranno la conferenza stampa con pubblico dibattito sul tema “Scienza e tecnica al servizio di verità e giustizia” per illustrare gli ultimi esiti collegati al caso dei cosiddetti “fidanzatini di Policoro”.
La storia di Luca Orioli e Marirosa Andreotta comincia il del 23 marzo 1988. 
I due ventenni vengono ritrovati morti nel bagno di casa della ragazza a Policoro, in provincia di Matera. 
Il loro decesso viene subito registrato come “morte accidentale”, non viene disposta nessuna autopsia e il caso viene chiuso in maniera alquanto frettolosa. 
La signora Olimpia Fuina, madre di Luca, da allora porta avanti una battaglia alla ricerca della verità sulla morte del figlio ma ogni volta che qualcosa sembra muoversi, inevitabilmente il caso viene chiuso e la verità si allontana. 
Nel corso degli anni ci sono state due riesumazioni e altrettante archiviazioni. 
Un anno fa i corpi dei due ragazzi sono stati nuovamente riesumati per consentire esami che all’epoca dei fatti non erano stati disposti. 
Tra i resti di Luca mancavano alcuni organi interni tra cui l’osso ioide e i vestiti che indossava prima di morire. 
“Oggi sono in una situazione veramente difficile – ha detto la signora Olimpia – perché, nonostante l’aiuto di tante persone, nonostante l’impegno quotidiano di Libera, che affianca me e le altre vittime dei “silenzi”, ancora una volta il sistema di potere che copre ogni verità scomoda rischia di avere il sopravvento. 
Non so se in questo Paese è ancora possibile parlare di giustizia, ma io non posso, non voglio arrendermi. 
Con il mio avvocato e con i periti abbiamo pensato di convocare una conferenza stampa a Roma, per rendere nota questa vergogna, nella speranza che se ne parli, che se ne parli ancora, affinchè si sensibilizzino le coscienze e perchè la mia battaglia possa servire anche ai tanti, ai troppi in attesa di giustizia”.

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