A Policoro torna la catena umana contro le trivellazioni

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Torna a Policoro la catena umana contro le trivellazioni petrolifere in Basilicata e nel mar Jonio.

L’appuntamento, giunto alla quinta edizione, si terrà mercoledì 12 agosto sulla spiaggia policorese, organizzato dalle associazioni ambientaliste del territorio capeggiate da No Scorie Trisaia.

“In questi giorni i media parlano di Sud povero e lo paragonano a una sotto regione della Grecia – si legge in un comunicato degli organizzatori – è invece sempre più opinione comune che il Sud sia invece da anni a crescita controllata con il risultato di fermare lo sviluppo autopropulsivo; l’ultimo governo Renzi ha dato il colpo di grazia alle economie locali meridionali con la legge Sblocca Italia per trivellare terra e mare, legge cui non si opposta la regione Basilicata, mentre lo  ha fatto la Calabria e la Puglia, dove le operazioni di ricerca, produzione e trasporto sono opere indifferibili, urgenti e di pubblica utilità e prevaricano le programmazioni e le vocazioni economiche dei territori. Hanno durata di circa 50 anni e mettono a rischio oltre 3 generazioni.

Nel mar Jonio ci sono 2 permessi di ricerca e altre 14 istanze di ricerca petrolifera, mentre 2/3 della Basilicata è sotto istanze di trivellazione mettendo a rischio le acque che dissetano, irrigano e alimentano le industrie di tre regioni e milioni di abitanti (vedi le vicende del Pertusillo dove le istituzioni non danno ancora esaurienti risposte) . La storia  infinita dei 154.000 barili è programmata dalle compagnie petrolifere nel tempo e nello spazio (basta guardare le istanze di ricerca petrolifera sulla terraferma), non solo relativamente alla Val d’Agri e contrariamente a quanto afferma la Regione Basilicata . La vera risorsa strategica meridionale è l’acqua e non il petrolio, ricordiamo che oltre al potabile e l’agricoltura nessun prodotto industriale può essere prodotto senz’acqua (mentre esistono forme di energie alternative e rinnovabili).

In Val d’Agri (30.000 ab), per effetto ambiente-mercato ha chiuso circa il 60% delle aziende agricole in 10 anni (Istat), perso negli ultimi 2 anni il 25%del turismo (Apt), con aumento delle malattie respiratorie (IRCCS CROB) e con effetti di svalutazione immediata sul patrimonio urbanistico. Le economie locali a tempo indeterminato vanno potenziate e sviluppate e non messe a rischio da altri progetti a tempo determinato che non sono compatibili ambientalmente ed economicamente con le vocazioni dei territori e delle popolazioni .Diversamente il sud non crescerà mai , ma tornerà a essere un latifondo (questa volta petrolifero) dove agricoltura, turismo, agroalimentare, cibo e acqua lasceranno  posto a trivelle e rifiuti petroliferi

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